L'accordo di filiera tra Coldiretti, Consorzi agrari d'Italia, Fdai (Firmato dagli agricoltori italiani) e Gruppo Casillo – quest'ultimo con base in Puglia - prevede la fornitura di 300 milioni di chili di grano duro biologico destinato dal molino del gruppo alla produzione di pasta e 300 milioni di chili di grano tenero all'anno per la panificazione.
L'intesa ha una durata di tre anni con la possibilità di una proroga per altri due, per un totale di 5 anni. Il gruppo Casillo si segnala come fornitore di semola di grano duro per Barilla, Garofalo ed altre major della pasta italiana. L'intesa tenderebbe ad intercettare due tendenze in contemporaneo aumento: quella della domanda di prodotto biologico e di made in Italy 100%, sia nella filiera della pasta alimentare che in quella del pane.
Intanto la Regione Siciliana si segnala per una lotta senza quartiere all'import di grano dall'estero, quando vengono meno le garanzie di natura sanitaria per il consumatore: recentemente è stato di fatto respinto una nave silos contenente grano proveniente dal Kazakistan e destinato ad un importatore siciliano.
La crescita della domanda di cereali bio in Italia
La crescita della domanda di pasta e pane biologico in Italia – sottolinea la Coldiretti – ha spinto l'aumento della coltivazione di cereali in bio, che solo tra 2015 e 2016 sono cresciuti del 33% (dato Sinab) e sono passati da poco più di 200mila ettari investiti nel 2014 a 300mila ettari nel 2017.Sempre secondo il Sinab, nel 2016 il 47% dei cereali biologici sono stati coltivati tra Puglia (20% del totale nazionale), Sicilia (15%) e Basilicata (12%). Con riguardo al grano duro bio, queste tre regioni raggiungono da sole nel 2016 il 69% della produzione nazionale.
Cresce in Italia la voglia di pasta italiana 100%
E l'intesa Coldiretti - Casillo è anche una risposta alla domanda dei consumatori che chiedono in misura crescente la garanzia di italianità della pasta acquistata come dimostra la rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l'origine nazionale al 100% del grano impiegato.Da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Grano Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI fino a Voiello che fa capo al gruppo Barilla, e a Divella in questi anni, l'intesa, ha avviato un percorso di filiera in Puglia con grano 100% italiano frutto della ricerca Sis, società leader nel settore sementiero.
La Sicilia respinge il grano del Kazakistan
Ma al Sud c'è anche un altro fenomeno.Quello della lotta senza quartiere alle importazioni abusive di cereali. E a segnalarsi è la Sicilia, dove il 7 maggio è stata messa fine alla vicenda del grano kazako stoppato nelle scorse settimane a largo di Pozzallo.
La ditta importatrice siciliana, cui era destinata la partita che la sanità marittima, unitamente al Servizio fitosanitario regionale ed al corpo forestale della Regione Siciliana, avevano definito "non compatibile con il genere umano", ha rinunciato all'immissione del carico sul mercato regionale.
Nonostante il Tar di Catania avesse consentito un'operazione di cernitura del cereale per poi sottoporlo agli ulteriori controlli di legge, gli importatori, con atto formale, hanno rinunciato allo sdoganamento e richiesto tutta quanta la documentazione necessaria per il rientro al paese d'origine.
Per l'assessore all'Agricoltura della Regione Siciliana, Edy Bandiera: "La determinazione e la sinergia tra i diversi enti che si sono spesi in questa vicenda ha portato all'ottenimento di questo importante risultato, monito per quanti, forti di un passato agevole, pensavano di poter perpetuare queste prassi. Continueremo la nostra azione di difesa della salute dei siciliani e tutela dei nostri produttori".