Cresce il gruppo Cevico sotto il profilo dei numeri della gestione 2015-2016, la cui relazione è stata presentata ai soci nel teatro sociale di Piangipane (Ra). Sale il patrimonio netto a 69 milioni di euro (+500mila euro), con un utile a 906mila euro, e una forte crescita dell’export (+21%), toccando così quota 31 milioni di euro. Le spedizioni all’estero sono cresciute del 14%, evidenziando l’importanza di questo segmento in un momento in cui il vino sfuso sconta prezzi più bassi.

Cinque i mercati al top, partendo da Cina e Giappone, e poi a seguire Russia, Francia e Regno Unito. Bene anche la posizione finanziaria netta, che oltrepassa i 20 milioni di euro.
Tutto questo in un trend di crescita di lungo periodo, che in cinque anni ha visto salire il fatturato del gruppo cooperativo di 27 milioni di euro (+26%). Il fatturato consolidato del gruppo nella gestione 2015-2016 ha toccato i 130 milioni di euro, anche grazie al lancio di nuovi prodotti che sono valsi da leva strategica per affrontare un mercato sempre più competitivo.

Dopo le novità 2015 che hanno visto al centro le “Bollicine Romagnole” e alcuni nuovi formati per la Grande Distribuzione, Cevico ha definitivamente lanciato la linea B, dedicata ai vini biologici rivolta in particolare al mercato del Far East. Fra i relatori intervenuti, oltre ai vertici del Gruppo, fra cui la presidente Ruenza Santandrea, anche Raffaele Borriello, direttore generale di Ismea, Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, l'europarlamentare Paolo De Castro e Giovanni Luppi, presidente di Legacoop Agroalimentare.

Di fronte al continuo calo dei consumi interni è sempre più necessario volgere lo sguardo all’export – ha sottolineato Borriello – un ruolo fondamentale lo gioca la cooperazione, che rappresenta il 68% della produzione vitivinicola nazionale”.

Il successo del vino si basa su cinque parole chiave – ha poi ribadito Cotarella – fascino, territorio, qualità, marchio e persona. Tutte devono stare in rete”.

Secondo Paolo De Castro “il vino costituisce l’eccellenza del made in Italy agroalimentare, che meglio incarna la sintesi tra tradizione e globalizzione. Il vino è prima di tutto un prodotto frutto della tradizione, perché nella tradizione affonda le sue radici e le sue peculiarità”.

Cevico è un esempio virtuoso sia per i positivi dati di bilancio sia perché ha una visione del futuro e guarda al mercato con progetti nuovi – ha concluso Luppi – tutto questo mettendo al centro il fattore umano, ovvero il vero valore aggiunto della cooperazione”.

Infine la presidente Santandrea ha focalizzato l’attenzione sulla buona remunerazione ai soci.L’impegno al sostegno dei prezzi nell’imbottigliato ha permesso una liquidazione dei soci che, pur in presenza di bassi prezzi dei vini sfusi, ha consentito un +15-20% in più del mercato”.