Al primo posto si conferma l’Italia con 48,8 milioni di ettolitri, seguita dalla Francia con 41,9 milioni di ettolitri, mentre al terzo posto c’è la Spagna (37,8 milioni di ettolitri). Questi tre livelli di produzione sono determinati da una riduzione produttiva marcata in Francia, da una lieve flessione in Italia (-2%), e da un leggero segno positivo in Spagna (+1%).
Dal punto di vista qualitativo, il livello è molto elevato, in certe situazioni simili alla vendemmia 2015, considerata ottima.
“Vediamo che in tutta l’Ue ci sono delle regioni che sono state fortemente colpite da condizioni climatiche avverse – commenta Thierry Coste, presidente del gruppo di lavoro sul vino del Copa Cogeca – Fra gli eventi climatici avversi si sono registrate siccità in alcuni paesi, con gelate e grandine in altre. La vendemmia europea di conseguenza non è abbondante, ma si prevede una buona qualità. I livelli di produzione sono comunque sufficienti rispetto all’eccellente annata del 2015. In generale la vendemmia del 2016 è agli stessi livelli di quelle precedenti, con una qualità trasversalmente buona”.
Segnali molto positivi anche dall’export, con il vino made in Italy che punta a quota 5,5 miliardi di fatturato all’estero alla fine del 2016.
“Continua il trend positivo già analizzato per i primi tre mesi dell’anno – sottolinea il presidente dell’Uiv Antonio Rallo – però cresciamo poco e meno dell’anno scorso. Il valore dell’export da gennaio a luglio ha superato i 3 miliardi di euro e il ritmo è rallentato, con un +1,1% rispetto allo stesso periodo 2015. Non siamo preoccupati ma nemmeno entusiasti, perché nonostante la domanda estera di vini italiani a denominazione sia buona, sono sempre gli spumanti a trainare le vendite con un valore di 517 milioni di euro (+26%) e 1,3 milioni di ettolitri (+20%). Sostanzialmente, stimiamo di poter chiudere il 2016 a 5,5 miliardi di euro di giro d’affari estero”.
A guidare il trend dell’export è il Prosecco, con un incremento a valore del 33%, per un totale di 456 milioni di euro, e del 24% a volume, con 1,2 milioni di ettolitri esportati.
“Qualità e territorio sono il vero valore aggiunto nella strategia produttiva del nostro sistema vitivinicolo – spiega Rallo – Dobbiamo migliorare e rafforzare la nostra capacità di investire in promozione. E’ necessaria una presa di posizione forte da parte delle istituzioni per ottenere più fondi dedicati al settore da Bruxelles nel post 2020. La cultura del consumatore sta cambiando e la richiesta di vino è sempre più orientata verso prodotti di qualità Se vogliamo imporci sui mercati internazionali, sarà fondamentale saper raccontare la qualità dei nostri prodotti anche attraverso i valori e le nostre tradizioni, unici al mondo”.
Fra i prinicipali mercati serviti dal made in Italy, ci sono al primo posto gli Stati Uniti (1% rispetto allo stesso periodo 2015) per un controvalore di 771 milioni di euro. In Regno Unito l’export vale 400 milioni di euro, mentre crescono Austria e Paesi Bassi. Ottimi dati anche dalla Cina, dove il vino italiano cresce in valore del 10% (54 milioni di euro) e in volume del 9%. In ripresa anche il mercato russo, grazie alla decisa progressione delle Doc-Docg.