Tale somma faceva parte degli otto milioni e mezzo già stanziati a beneficio dei Consorzi di bonifica con la legge di bilancio della Regione Puglia, ma che erano stati congelati in attesa della riforma della legge regionale sulla bonifica e l'irrigazione n.4 del 2012, e sulla quale si registra una durissima presa di posizione di Confagricoltura Taranto, che teme che il rimedio escogitato dal Governo pugliese sia peggiore del male che si vuole curare.
L'argomento è di fondamentale importanza. In Puglia sono ben quattro i consorzi commissariati (Terre d'Apulia, Stornara e Tara, Arneo, Ugento-Li Foggi) e da soli hanno accumulato debiti per 233 milioni di euro negli ultimi dieci anni. E il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, aveva parlato di "catastrofe gestionale" da risanare, pena il default della stessa Regione Puglia.
Il disegno di legge di riforma dei Consorzi di bonifica, presentato dalla Giunta regionale al Consiglio, non convince per nulla Confagricoltura Taranto.
Nel ddl che dovrà passare all'esame delle commissioni prima e dell'assemblea poi, è prevista la soppressione dei quattro consorzi attualmente commissariati e il loro successivo accorpamento nel Consorzio unico di bonifica Centro-Sud Puglia, che manterrà le funzioni di bonifica e manutenzione dei territori consorziati. Mentre l'attività irrigua passerà ad una nuova agenzia regionale, l'Araia, destinataria anche di alcune funzioni similari scorporate dall'Arif.
"Dalla lettura attenta del ddl - commenta il presidente di Confagricoltura Taranto Luca Lazzàro - si evince un grande disegno di scatole cinesi che ha del luciferino: ed è per questo che sentiamo un gran puzzo di bruciato. La rogna della bonifica e dei debiti pregressi resta al Consorzio unico, mentre il core business della risorsa idrica finisce nelle mani di una nuova Agenzia, ma con un codicillo finale che, di fatto, apre la strada della gestione dell'acqua in capo ad Aqp o sua controllata: come dire che l'Agenzia fa testamento ancor prima di nascere".
"In pratica - rimarca il direttore Carmine Palma - è successo ciò che temevamo: la Regione Puglia sta creando non un Consorzio nuovo, agile ed efficiente, ma una specie di bad bank in cui finiscono la montagna di debiti accumulati e le relative transazioni. Un sasso lanciato nel buco di bilancio cui restano attaccati mani e piedi i nostri agricoltori, cui toccherà pagare i tributi consortili: tornerà il tributo 630 sul miglioramento fondiario, mentre il 750 sull'irrigazione verrà sostanzialmente sottratto al Consorzio unico e passerà all'Araia".
E ancora Carmine Palma: "Il ddl fa esattamente l'opposto di quanto avevamo proposto in passato: gestione irrigua mantenuta all'interno dei consorzi e bonifiche alla Protezione civile, trattandosi di opere d'interesse generale. Al contrario, la soluzione adottata è profondamente pilatesca e non risolverà il problema, semmai corre il rischio di aggravarlo.
La Regione, infatti, sta assicurando fondi per gestire il passaggio al Consorzio unico, tuttavia non dice apertamente come esso si reggerà nel futuro: in definitiva si sta scaricando quest'onere sulle spalle esclusivamente delle aziende agricole".