Dall’incontro, svoltosi nella sala conferenze del castello medievale, sono emersi diversi spunti di riflessione. Dopo l’introduzione di Titina Pigna, responsabile del Comitato Vinalia, che ha sottolineato come “i tempi sono maturi per progettare, per la viticoltura sannita, un modello di sistema produttivo di valore, inclusivo e sostenibile”, ha introdotto il tema Giuseppe Marotta, direttore Dipartimento Diritto, economia, management e metodi quantitativi dell’Università del Sannio.
“Per la costruzione di un territorio intelligente capace di produrre benessere collettivo – ha detto, tra l’altro, Marotta – bisogna migliorare e rendere aderenti alle esigenze del territorio i processi di innovazione, che non riguardano più la sola sfera produttiva ma anche quella sociale e ambientale. Il vecchio paradigma produttivistico è, infatti, fallito sia dal punto di vista ambientale che sociale, lasciandoci città affollate e piene di tensioni, paesi svuotati, spopolamento delle campagne e desertificazione territoriale”.
Marotta ha inoltre sottolineato “le opportunità offerte, in particolare dalla misura 16 del Programma di sviluppo rurale della Campania 2014-2020, devono dar vita ad un’azione collettiva per la creazione di valori condivisi e per la messa a punto di percorsi di sviluppo sostenibile. L’esperienza realizzata con il Piano integrato di filiera vitivinicolo nel passato ciclo di programmazione, lascia in eredità al nostro territorio una rete relazionale fortissima basata su un solido sistema fiduciario che farà la vera differenza anche in questo ciclo di programmazione europeo".
Domizio Pigna, presidente della cooperativa La Guardiense, invece, ha illustrato le sperimentazioni de La Guardiense, già in sintonia con i percorsi di sviluppo sostenibile. Ricordando, l’introduzione sperimentale, in aree limitate, della robotica, tipica dell’agricoltura di precisione, per il miglioramento delle produzioni in campo e l’adesione a progetti nazionali di ricerca, per il contenimento della chimica ed il miglioramento produttivo.
Antonio Leone, primo Ricercatore Cnr-Isafom, inoltre, si è soffermato sull’uso dei droni per la viticoltura di precisione. “Grazie al volo di droni intelligenti – ha affermato – possiamo avere, in tempo reale, la misura della radiazione elettromagnetica dei suoli, del vigore vegetativo delle singole piante e quindi possiamo mettere a punto, con una certa semplicità, strategie produttive diversificate per la gestione dei nostri vigneti, un dato importantissimo che si trasferisce subito in termini di miglioramento della qualità del vino”.
Per Libero Rillo, presidente Consorzio Tutela Vini Sannio Dop “La nostra provincia è ancora un vaso scomposto, che bisogna ricomporre al più presto, continuando ad operare come si è fatto per l’attuazione dei Pif in cui il proficuo scambio di idee ha favorito una visione comune sulle strategie di valorizzazione dei nostri prodotti. Occorre lavorare continuando a puntare sulla Falanghina del Sannio, ormai il quinto vitigno italiano per importanza, e su un territorio da attori e non da semplici spettatori”.
Carmine Nardone, accademico dei Georgofili e presidente Futuridea, sottolineando che importanti case vitivinicole hanno commissionato al mondo della ricerca la messa a punto di vitigni resistenti alle malattie più diffuse, come l’oidio e la peronospora, ha affermato: ”Lo stesso dobbiamo fare anche noi con i nostri vitigni principe, ovvero la Falanghina e l’Aglianico, perché il mercato guarderà sempre più alle produzioni che fanno a meno della chimica”.
Gaetano Pascale, presidente nazionale Slow Food, inoltre, dopo aver sottolineato che “la politica europea non ci piace quando non è rispettosa delle identità locali e che la Regione fa ancora troppo poco per la salvaguardia della biodiversità”, ha spiegato che “se vogliamo crescere come sistema territoriale in maniera equilibrata, dobbiamo diversificare di più destinando parte dei suoli investiti a vigneto ad altre colture” e “che dobbiamo cambiare anche il nostro lessico parlando di agricoltori e non più solo di viticoltori, ed essere pronti all’innovazione, ma quella effettivamente utile a noi stessi e non solo alle multinazionali della chimica o della meccanica”.
Gennaro Masiello, vicepresidente nazionale Coldiretti, ha indicato la misura 16 del Psr Campania come “una grande opportunità per lo sviluppo del nostro territorio. Bisogna investire, soprattutto in ricerca e formazione – ha aggiunto - La viticultura sannita è diventata importante grazie a tutti gli operatori, ma oggi per fare l’effettivo salto di qualità serve, soprattutto ricerca applicata, sperimentazione, formazione e consulenza qualificata”.
Francesco Alfieri, consigliere all’Agricoltura del presidente della Regione Campania, nel chiudere il convegno ha detto: “Questa è un’area dove c’è un lavoro di successo, sia di produzione, sia di paesaggio. Siete un modello – ha aggiunto Alfieri- per quanto concerne gli investimenti che non guardano solo al profitto, ma anche alla sostenibilità e alla biodiversità. Magari la regione Campania avesse tante realtà come questa. Il vino è ambasciatore e di certo può rallentare lo spopolamento delle zone rurali che, per un futuro migliore, devono favorire una più proficua accoglienza e ospitalità".
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Autore: Mimmo Pelagalli