Alessio, ci puoi spiegare che cos'é Crowdfooding?
“E' una piattaforma che vuole portare il concetto di crowdfunding azionario nel settore food and beverage. Il nostro obiettivo è quello di mettere in contatto startup che hanno bisogno di liquidità con finanziatori pronti ad investire in idee innovative e remunerative nel mondo agroalimentare”.
Partiamo dalle basi: che cos'è il crowdfunding?
“E' la raccolta di fondi fatta da un soggetto tra più persone per perseguire obiettivi di vario genere. Nel nostro caso si parla di equity crowdfunding: un investitore mette il proprio denaro in un'azienda in cui crede al fine di ottenere un ritorno economico. E' la democratizzazione del capitale, a cui si accede più facilmente e direttamente, senza passare dalle banche”.
Le aziende che si rivolgono a voi sono solo società di trasformazione che fabbricano prodotti per i consumatori, o anche aziende agricole?
“Il nostro target è il cibo. Dai prodotti fisici fino alla catena di ristoranti passando per l'agricoltore. L'importante è che siano progetti innovativi ed economicamente remunerativi”.
Se un'azienda agricola italiana volesse accedere alla vostra rete di investitori cosa deve fare?
“Chi è interessato deve farci avere una presentazione in cui si evidenziano i punti di forza del progetto, il team che ci lavora e la richiesta di finanziamento. Poi noi valutiamo la parte economico-finanziaria. Comunque tutte le informazioni sono sul nostro sito internet”.
Quali sono i requisiti che deve avere chi vi sottopone un progetto?
“Deve essere un'azienda già in attività, non basta solo una idea. L'investitore deve avere qualcosa di concreto su cui basare le sue valutazioni, anche solo a livello di prototipo. Il secondo requisito è che ci deve essere un team che lavora sul progetto con continuità”.
Quali sono i parametri che vi fanno dire che una startup merita un finanziamento?
“La redditività dell'impresa è l'elemento centrale. Noi valutiamo le proiezioni finanziarie da uno a tre anni e cerchiamo di capire, parlando anche con i diretti interessati, quali sono le probabilità di avere successo sul mercato”.
Cosa succede se un progetto viene approvato dal vostro comitato di investimento?
“A quel punto i nostri investitori ci mettono la liquidità ed entrano nella società prendendone una quota in base all'investimento concordato con l'azienda stessa”.
Ci sono dei progetti che avete già finanziato?
“Siamo partiti nel 2014 e a fine mese renderemo noti i nomi delle prime società che hanno ricevuto l'approvazione del nostro comitato di investimento”.
Qual è il profilo dei vostri investitori?
“Sono persone o società che fanno questo di mestiere, o quasi. Il software che abbiamo sviluppato contiene una banca dati di circa tremila investitori attivi nel settore food and beverage. Chi investe oltre al rischio accetta e vuole fare parte di un'avventura imprenditoriale, diventa parte dell'azienda”.
Perché avete deciso di aprire la società a Londra?
“L'idea e il team sono stati messi su negli Stati Uniti, a San Francisco, dove lavoravamo. Abbiamo deciso di lanciare la società a Londra perché qui la scena food and beverage è molto dinamica e matura ed è forte la presenza di investitori interessati ad idee innovative. Senza contare che il Governo inglese incentiva gli investimenti in startup attraverso sgravi fiscali che arrivano fino al 50%”.
In Italia l'equity crowdfunding non è mai veramente decollato, in Inghilterra il panorama è diverso?
“Assolutamente sì, qui gli investitori sono avvezzi a questo strumento e alcune campagne di raccolta fondi chiudono veramente in poco tempo”.
Qual è il ruolo di You can group in questo progetto?
“Li ho conosciuti a San Francisco, durante uno dei loro viaggi nella Silicon Valley. Ho parlato con loro di Crowdfooding e hanno deciso di investirci. Sono a tutti gli effetti i nostri cofounder”.