"L’Italia è l’unico Paese oggi in Europa a non avere ancora istituito le assicurazioni obbligatorie contro il rischio idrogeologico. Sarebbe un sistema certamente efficace per reperire le risorse finanziarie necessarie al ripristino della sicurezza del territorio senza gravare eccessivamente nelle tasche dei contribuenti". Sono le parole di Giampiero Maracchi, presidente dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, dove oggi si è svolto l'incontro: “I Contratti di Fiume per la sicurezza idraulica della Toscana”, organizzato in collaborazione con Urbat, Unione regionale per le bonifiche, l'irrigazione e l'ambiente, e Tavolo nazionale dei Contratti di Fiume.

Al tavolo delle autorità erano presenti Marco Bottino (presidente Urbat), Giampiero Maracchi (presidente Accademia dei Georgofili) e Gianni Salvadori (assessore all’Agricoltura Regione Toscana). Tutti d’accordo nell’evidenziare l’importanza della tutela del territorio attraverso selvicoltura e agricoltura, per prevenire i clamorosi disastri ormai sempre più frequenti in tutta Italia.

Maracchi, puntualizzando quanto espresso nel suo discorso dall’assessore Salvadori, ha aggiunto: "Dal punto di vista climatologico, siamo ormai più che consapevoli che episodi di precipitazioni molto intense e veloci saranno sempre più frequenti. Occorre dunque organizzarsi operativamente per fronteggiare in anticipo queste evenienze”.

Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, Anbi, nel suo intervento ha dichiarato: “Gli strumenti di democrazia partecipata hanno futuro, solo se le loro determinazioni sono vincolanti per tutti i soggetti interessati".

I Contratti di Fiume sono un innovativo strumento di pianificazione del territorio “dal basso”, ha affermato l'Anbi in una nota, già operativi all’estero, ma solo da poco introdotti in Italia. Prevedono il confronto, attorno al medesimo tavolo, di tutti i “portatori di interesse” (stakeholders) operanti sullo stesso corso d’acqua, di cui si punta ad una gestione condivisa della risorsa. Tale spirito è alla base anche di ulteriori declinazioni di tale strumento, quali i Contratti di Foce o di Falda.

I Consorzi di bonifica, in quanto esempio di autogoverno del territorio, non possono che salutare con grande interesse il diffondersi dei Contratti di Fiume, di cui sono tra i soggetti proponenti – aggiunge il direttore generale Anbi -. E’ però necessario che le scelte condivise all’interno di tale “tavolo di concertazione” vengano assunte dagli strumenti di pianificazione urbanistica. In questo senso, si guarda con attenzione alla Regione Lombardia, dove la recente legge per limitare il consumo di suolo rappresenta un passo importante per la manutenzione del territorio, cui il lavoro agricolo dedica quotidiana attenzione; l’iniziativa legislativa lombarda è inoltre un esempio positivo per la valorizzazione di un nuovo modello di sviluppo, di cui identità territoriale e made in Italy agroalimentare sono tratti determinanti e serbatoio di occupazione”.