Il Prosciutto di Parma sbarca in Canada insieme ad altre 38 indicazioni protette
Per oltre vent’anni, il prosciutto di Parma è stato venduto in Canada con la denominazione “The original prosciutto – le jambon original”: la società canadese Maple Leaf aveva registrato il marchio “Parma” nel lontano 1987 e a nulla sono valsi i tentativi del consorzio emiliano di far giustizia, proprio perché la questione non era regolata nelle relazioni bilaterali.
L’accordo raggiunto cambia completamente le carte in tavola: il Canada si è impegnato a riconoscere 145 indicazioni geografiche europee, tra cui 39 italiane. Si tratta di insaccati, come la bresaola della Valtellina e il lardo di Colonnata, frutta e verdura, come la mela dell’Alto Adige e il pomodoro di Pachino, e naturalmente molti formaggi, oltre a due varietà di riso e di aceto.
Per il prosciutto di Parma, così come per quello toscano e per il San Daniele, vale un’eccezione di coesistenza con i marchi già registrati. Certo, un risultato inferiore rispetto alla cancellazione dei marchi canadesi “copiati”, ma pur sempre un passo avanti importante visto che ora finalmente il prosciutto di Parma potrà essere commercializzato col suo nome e farsi valere accanto al “Parma ham” con la forza del suo prestigio e delle sue qualità.
Altre eccezioni varranno per alcuni formaggi
Il Parmigiano Reggiano verrà protetto pienamente, ma i generici “parmesan” continueranno a popolare i supermercati canadesi. Non potranno però essere usate bandiere tricolori o immagini del Belpaese per trarre in inganno il consumatore, né qualsiasi tipo di denominazione più specifica. Anche formaggi come l’Asiago, la fontina e il gorgonzola dovranno coesistere con i prodotti già presenti sul mercato, ma con una clausola importante: dovrà essere ben chiara in etichetta l’origine del prodotto, e anche in questo caso sono vietate scritte e immagini evocative. Nessuna tolleranza, invece, per i prodotti nuovi, che potranno essere introdotti sul mercato solo con diciture come “formaggio stile..”, “imitazione di..” o “tipo..”.
Buone notizie anche per i vini italiani
Già protetti grazie a un accordo del 2003, ci si aspetta che possano conquistare ulteriori fette del mercato – già ne coprono circa la metà. I dazi, oggi imposti in base al valore dei vini importati, saranno d’ora in poi calcolati sulla quantità, a tutto vantaggio dei vini pregiati dei maggiori produttori europei. L’accordo vale 12 miliardi di euro l’anno
L’apertura del mercato oltreoceano dovrebbe fruttare all’Europa 12 miliardi di entrate aggiuntive all’anno, grazie a un commercio bilaterale potenziato del 23%. Per il formaggio europeo, si parla di una quota d’export pari a 18.500 tonnellate – di cui 16.800 di alta qualità, e il resto di formaggio industriale – stimata intorno ai 150 milioni di euro e che si aggiunge alla quota attuale di 13.400 tonnellate. Il flusso nell’altra direzione porterà sul mercato comunitario 50mila tonnellate di carne di manzo senza ormoni, di cui 35mila tonnellate di fresca e il resto di surgelata.
Insomma, “l’inizio di una nuova era nelle relazioni tra Europa e Canada”, come ha sottolineato con orgoglio il presidente della Commissione europea José Barroso annunciando l’intesa.
“Un importante passo avanti – ha commentato invece Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo – che apre nuove opportunità di crescita per le imprese agroalimentari europee e in particolare per le produzioni di qualità italiane”.