Si è tenuto la settimana scorsa a Bruxelles il primo di un giro di incontri del Gruppo ad alto livello sul dossier vigneti e liberalizzazioni in Europa che dovrebbe concludersi a novembre, dopo di che la palla passerà alla Commissione europea. Un confronto atteso e voluto - in modo particolare dall'Italia - nel quale il Gruppo dovrà affrontare la questione della liberalizzazione dei diritti d’impianto dei vigneti (a partire dal 2015 o dal 2018) che ha sollevato l'opposizione degli Stati europei produttori di vino.

Alla prima riunione, cui partecipa appunto un Gruppo ad alto livello formato dai rappresentanti dei Governi, del Parlamento e del Consiglio europeo e delle organizzazioni agricole, ne seguiranno altre tre. Obiettivo, come ha sottolineato il commissario Dacian Cioloş, "valutare il sistema di gestione delle superfici a vigne, tenendo conto della realtà del mercato, senza perdere di vista la qualità del vino e il reddito dei viticoltori".

 

Dutante l'incontro, il Copa-Cogeca ha chiesto il mantenimento dei diritti di impianto per tutti i tipi di vino prodotti nell'Ue, sottolineando che il settore vitivinicolo europeo ha conosciuto finora un andamento positivo e che i diritti di impianto costituiscono la chiave di questo successo.
Pekka Pesonen, segretario generale del Copa-Cogeca, ha dichiarato: "La viticoltura è un settore in cui il commercio agroalimentare tra i paesi europei e non europei è caratterizzato da eccellenti risultati, con esportazioni pari a 6,7 miliardi di euro nel 2010, quasi un quarto delle esportazioni europee di prodotti agricoli. Sul piano economico, la produzione europea svolge un ruolo strategico. Il nostro modello di produzione ha contribuito alla preservazione dell'ambiente e del territorio e ha permesso agli agricoltori di aggiungere valore alla loro produzione".
Forte preoccupazione è stata espressa per la possibile abolizione dei diritti di impianto. "La liberalizzazione porterebbe a notevoli modifiche nelle superfici viticole in Europa accrescendo lo squilibrio nella catena alimentare, a scapito del settore della produzione. Il sistema dei diritti di impianto contribuisce ad accompagnare il mercato vitivinicolo e la produzione di vino in Europa con un aumento regolare delle superfici vitate e a garantire la qualità del vino prodotto nell'Ue", ha detto Thierry Coste, presidente del gruppo di lavoro 'Vino' del Copa-Cogeca,
esortando la Commissione a procedere con una proposta per il mantenimento dei diritti di impianto.

 

“Ci auguriamo che il Gruppo lavori con serenità e senza pregiudiziali su un tema che sta a cuore a tutti i viticoltori europei, difendendo, come ha detto il commissario Cioloş, la qualità del vino ed il loro reddito”. Così il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi.

“A Bruxelles si ritiene che la liberalizzazione degli impianti possa rendere il sistema vitivinicolo più competitivo a livello internazionale. Ci auguriamo che il gruppo specialistico faccia comprendere – sottolinea Confagricoltura – che le conseguenze andranno in direzione opposta: aumento delle superfici, ingovernabilità dell’offerta a denominazione di origine, sovrapproduzione, delocalizzazione, perdita dei valori patrimoniali dei vigneti”.

“Intanto – conclude l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – è cresciuto il fronte anti-liberalizzazione dei diritti di impianto che comprende 15 Paesi".

Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, ricordando che il “Parlamento si è già espresso contro la liberalizzazione. Il mercato va bene – dice – crescono esportazioni e redditi, non vediamo perché dobbiamo cambiare”.