L’Italia rischia di rimanere a secco per l’allarme siccità che è scattato pesantemente nella penisola con una riduzione media del 71% delle precipitazioni nella prima decade di gennaio dopo un 2011 particolarmente asciutto. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che la situazione è aggravata dal fatto che lo scorso anno le precipitazioni sono anche dimezzate al centro, con un calo medio del 13% sul territorio nazionale sulla base dei dati Isac-Cnr.

"Il risultato più evidente - sottolinea la Coldiretti - è una magra straordinaria nel fiume Po, nelle montagne c’è poca neve, mentre i grandi laghi di Como, Maggiore e Garda sono tutti al di sotto del livello medio del periodo ed i terreni sono secchi".

Dopo la mancanza di precipitazioni che ha caratterizzato l’autunno scorso anche il 2012, continua la Coldiretti, è stato fino ad ora segnato dall’assenza di pioggia che sta provocando un allarme generalizzato sulla situazione dei principali bacini idrici e dei terreni anche perché è mancata la neve che rappresenta una importante scorta per le riserve idriche. Ad esempio il Po nella zona di Parma è ad un livello paragonabile a quello del periodo estivo mentre nella diga di Ridracoli che garantisce la disponibilità idrica in tutta la Romagna ci sono solo 9,3 milioni di metri cubi di acqua, appena un terzo di quella presente normalmente in questo periodo.

"In queste zone - sottolinea la Coldiretti - si parla già nell’immediato il razionamento dell’acqua con una situazione destinata ad aggravarsi notevolmente con l’arrivo della primavera. Nelle campagne i terreni  induriti dalla siccità rendono difficili e molto costose le tradizionali lavorazioni per la preparazione delle semine ma a preoccupare è anche la disponibilità idrica per l’irrigazione delle piante durante la fese di crescita primaverile estiva".