Tre ministri in dodici mesi. Sulla poltrona di via XX Settembre a Roma, sede del ministero dell'Agricoltura, sedeva a marzo dello scorso anno Luca Zaia. Dopo l'elezione a Governatore della Regione veneto, Zaia lasciava il posto a Giancarlo Galan, che il 16 aprile dello scorso anno giurò nelle mani del presidente della Repubblica come ministro dell'Agricoltura, o per dirla in modo esatto, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf). Dopo le incertezze della prima ora (è attribuita a lui la definizione di “ministero delle mozzarelle”) Galan pareva essersi ben calato in questo ruolo. La sua fermezza per la legalità nei confronti delle quote latte, la dichiarazione, solo pochi giorni fa, di volersi battere a Bruxelles per ridurre il peso delle multe. E sempre in questi giorni le sue preoccupazioni per i tagli alle energie verdi. Tutti episodi, e altri se ne potrebbero ricordare, che dimostrano l'impegno in favore delle questioni agricole del nostro Paese. Ora potrà dimenticarsene per dedicarsi ad una partita forse non meno facile sul fronte della cultura, visto che da oggi sua è la responsabilità, come ministro, di questo settore. Non resta che fargli gli auguri.
I nodi da affrontare
E auguri al nuovo ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano che il 23 marzo, con il giuramento in Quirinale, ha assunto questa nuova responsabilità. Diamo per certo e come scontato il suo impegno nel dirimere i tanti problemi che assillano il settore agricolo. Basta ricordare gli allevamenti stretti nella morsa del mercato ed oggi privi anche di quei pochi sostegni destinati alla selezione e al miglioramento genetico. Una partita che rischia di annullare 60 e oltre anni di attività dell'Associazione allevatori (Aia). Poi il settore bieticolo saccarifero allo stremo dopo le imposizioni venute da Bruxelles, la serricoltura privata del bonus gasolio che deve fare i conti con costi energetici insopportabili. Per non parlare delle recenti vicende che vedono Parmalat prossima a divenire francese. Senza dimenticare la partita di Bruxelles, dove entro l'estate si deciderà il futuro della Pac, argomento complesso e con pesanti ripercussioni per l'Italia. Certo, il nuovo ministro potrà appoggiarsi, come i suoi predecessori, allo staff del Mipaaf, che annovera dirigenti pronti e preparati. Ma il peso politico resta sulle spalle del ministro. E non è cosa di poco conto.
Auguri a tutti
Dovrà fare in fretta Saverio Romano ad impratichirsi della materia. E non potrà nemmeno affidarsi più di tanto alle sue precedenti esperienze di presidente di Ircac, uno tra i più importanti enti creditizi siciliani, o di Consigliere regionale e poi Assessore alla viabilità. Nel suo curriculum annovera la presenza in molte Commissioni parlamentari, dalla giustizia al bilancio e più recentemente nella Commissione Finanze. Poca “agricoltura”, ma imparerà, ne siamo convinti. Purché ne abbia il tempo. Perché un altro cambio della guardia al dicastero di via XX settembre potrebbe davvero lasciare un retrogusto amaro. E allora auguri non solo al ministro, ma anche agli agricoltori. Ne hanno bisogno entrambi.