Qual'è il rapporto fra agricoltori e banche? E' una delle molte domande alle quali ha dato risposta un'indagine condotta da Agri2000 su un campione di 1300 imprenditori agricoli scelti per rappresentare l'”universo” delle imprese agricole professionali e competitive. Fra gli estremi del per niente soddisfatto e molto soddisfatto, è la risposta “abbastanza” quella più frequente alle molte domande che i ricercatori di Agri2000 hanno rivolto agli agricoltori. E' questo, in estrema sintesi, quanto emerso dall'incontro organizzato dalla stessa Agri2000 in collaborazione con Agriventure e Unacoma sul tema “credito e innovazione” che si è svolto durante l'Eima.
Numeri che fanno pensare
I dati dell'indagine, esposti dal coordinatore dell'Area economica di Agri2000, Ciro Lazzarin, offrono numerosi spunti di riflessione. Anzitutto il progressivo ridursi delle innovazioni introdotte in azienda dal 2007 al 2010 (si è scesi dal 61 al 29%). Le cause di questa riduzione vanno ricercate nella negativa congiuntura di mercato, ma anche nelle difficoltà incontrate nell'accesso al credito e poi nella onnipresente e oppressiva burocrazia che incombe su ogni attività imprenditoriale, compresa l'agricoltura. Chi invece a dispetto di tutto è riuscito ad innovare e per farlo è ricorso al credito, nella maggior parte dei casi ha valutato le offerte di almeno due istituti di credito e sovente ha chiesto l'aiuto di un terzo (ad esempio la propria organizzazione professionale) per valutare la bontà delle proposte creditizie ottenute. Alla fine di questo percorso, il giudizio più frequente sul livello di soddisfazione complessivo nel rapporto con il mondo del credito è un salomonico “abbastanza” che lascia vedere ampi spazi di manovra per migliorare il rapporto fra agricoltori e credito. E' in questo solco che si colloca la “mission” di Agriventure, società del gruppo Intesa Sanpaolo nella quale si coniugano competenze finanziarie e di settore per offrire un servizio di consulenza specializzato.
La qualità del credito
L'obiettivo, ha ricordato nel suo intervento il direttore generale di Agriventure, Enzo Pellegrino, è quello di recuperare competenze e professionalità da mettere a disposizione del mondo agricolo, senza fermarsi ai soli aspetti di carattere creditizio, ma allargandosi a quei problemi che possono frenare l'innovazione e che per solito non vengono presi in esame dagli istituti di credito. Per l'agricoltura occorre migliorare la qualità del credito, gli ha fatto eco Federico Vecchioni nella sua doppia veste di presidente di Agriventure e di leader di Confagricoltura, e per far questo è necessaria una specializzazione capace di confezionare prodotti su misura, quasi si trattasse di un “abito sartoriale”. L'agricoltore a sua volta deve avere con l'istituto di credito un approccio da imprenditore, portando a garanzia anche idee e progetti vincenti.
Esempi che convincono
E che le idee e l'innovazione siano lo strumento sul quale far crescere gli affari dell'agricoltura, l'agribusiness per dirla con un termine anglosassone, lo hanno dimostrato le esperienze di due imprenditori presentate in occasione dell'incontro di Agri200. Valentino Mercati, presidente di Aboca, ha raccontato il percorso che ha condotto la sua azienda ad essere leader nel settore del farmaco naturale e Stefano Rabboni che con la sua Ortomio ha trasformato un prodotto “povero”, come le piante da orto, in un business di successo. Progetti e idee che sono stati la “chiave” per aprire le porte del credito.
Intanto per il futuro c'è da registrare la firma del protocollo di intesa fra Agriventure e Unacoma il cui intento, come ha ricordato il presidente di Unacoma, Massimo Goldoni, è quello di rendere più agevole l'accesso al credito e al contempo adattare il credito ai fabbisogni di innovazione tecnologica.