"I cambiamenti climatici porteranno ad un aumento dei fenomeni meteorologici estremi e contribuiranno ad alterazioni di lungo periodo della temperatura e delle precipitazioni; data la forte dipendenza dell'agricoltura dalle condizioni climatiche, l'impatto di questi mutamenti sul settore rappresenta una delle maggiori sfide dei prossimi decenni".
E' quanto emerge da una ricerca di Confagricoltura ed Enea, l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, presentata in occasione del Forum di Taormina.
La ricerca fa il punto sui rapporti tra cambiamenti climatici e agricoltura, indicando anche la strada da percorrere nell'immediato futuro.
In un'ottica di riduzione globale delle emissioni di gas serra, infatti, il settore agricolo dovrà rivolgere i propri sforzi a migliorare il suo impatto climalterante. La sfida non appare facile, soprattutto tenendo in considerazione il fatto che l'agricoltura è comunque chiamata a fornire derrate alimentari in maniera sempre crescente.
Per far fronte a questo doppio compito - diminuire le emissioni aumentando allo stesso tempo la produzione di cibo - la ricerca di Confagricoltura indica come "soluzione" un coordinamento nazionale e internazionale che permetta di diminuire le emissioni di gas serra, salvaguardando allo stesso tempo i redditi dei agricoltori. Per affrontare le sfide globali di cambiamenti climatici e sicurezza alimentare, infatti, bisogna ricorrere ad "azioni coerenti e coordinate, evitando che politiche di contenimento dei cambiamenti climatici abbiano un impatto negativo anche sulla sicurezza alimentare".
Emissioni di gas serra in Europa e in Italia: i dati
La ricerca ha fatto il punto sulle emissioni di gas serra in Europa e in Italia, sulla base dei dati del 2007.
Il principale settore emissivo dell'Ue a 27 è quello energetico, responsabile del 79% delle emissioni totali; mentre il secondo contributo è dato dal settore agricolo (9,2%), seguito dai processi industriali (8,5%).
Un trend calante delle emissioni è emerso dal 1990 al 2007, dovuto alla diminuzione di entrambi i principali gas serra di origine agricola, anche se in percentuali diverse: il metano infatti diminuisce piu' del protossido di azoto.
Anche per quanto riguarda l'Italia, spiega la ricerca, nel 2007 la prima fonte emissiva è stata rappresentata dal settore energia (83%), mentre l'agricoltura è al secondo posto, ma è stata responsabile solo del 6,7% delle emissioni nazionali. Così come a livello europeo, anche l'andamento delle emissioni nazionali di metano e di protossido di azoto è stato decrescente dal 1990 al 2007: in questi anni, le emissioni di CH4 sono diminuite del 9,3% e quelle di N2O del 7,8%.
La zootecnia contribuisce solo al 3.5% delle emissioni nazionali e ad oltre la meta' di quelle agricole.
Mitigazione e diminuzione delle emissioni agricole
Larga parte della ricerca di Confagricoltura è dedicata al futuro e alle soluzioni che si possono adottare per mitigare l'effetto delle emissioni agricole: l'agricoltura è l'unico settore produttivo che, oltre ad essere una fonte di emissioni, è anche un serbatoio (sink) di carbonio. I suoli agricoli e le foreste, infatti, scambiano grandi quantitativi di gas serra con l'atmosfera, catturando il carbonio attraverso la fotosintesi. Ampliando le superfici forestali o migliorando le tecniche di gestione dei suoli si può dunque aumentare gli stock di carbonio, rimuovendo molta più CO2 dall'atmosfera: il sequestro del carbonio nel suolo ricopre il 90% del potenziale di mitigazione delle emissioni di gas serra del settore agricolo e il 11-17% del potenziale di mitigazione totale delle emissioni.
Mantenimento della sostanza organica e minima lavorazione diventano dunque due imperativi fondamentali nella gestione del suolo.
Sul fronte delle emissioni di protossido di azoto è possibile agire sui fertilizzanti, scegliendo i tempi corretti e le modalità di applicazione (tipo di distribuzione, profondità, coating), individuando i prodotti a minore rilascio di gas serra, applicando le rotazioni con leguminose; sui suoli, agendo opportunamente sul drenaggio, in modo da evitare la saturazione da azoto e limitare le perdite per lisciviazione; sulla consulenza agli agricoltori, allo scopo di ottimizzare l'uso dei fertilizzanti.
La riduzione della produzione di metano negli allevamenti può essere ottenuta sia riducendo il numero di animali per unità di prodotto (ad esempio aumentando le lattazioni, riducendo il periodo di asciutta o selezionando animali con migliore rapporto tra energia ingerita e latte prodotto), sia intervenendo direttamente sulla dieta (ad esempio aumentando la digeribilità della razione oppure introducendo precursori dei propinati, in modo da favorire la produzione di acido propionico).
Tra le misure di contenimento delle emissioni, si fanno strada ipotesi di meccanismi di commercializzazione delle quote come i cosiddetti meccanismi Ets (Emission Trading System), che necessitano però una valutazione più approfondita prima di essere adottate nella pratica.
In conclusione, l'agricoltura del prossimo futuro dovrà aumentare la produttività senza aumentare il proprio impatto ambientale tramite l'utilizzo di tecnologie, anche di quelle già esistenti, e nuove politiche nazionali e internazionali volte ad aumentare la resilienza del settore, l'accesso alle risorse e la formazione degli operatori.