La situazione nella Ue

Prezzi di mercato decisamente più alti rispetto allo scorso anno caratterizzano il comparto delle carni bovine.

Merito della ripresa dei consumi che coincide con il rallentamento delle restrizioni imposte dalla pandemia e con la minore produzione degli ultimi mesi.

 

Ma l'equilibrio di mercato sembra compromettersi dopo il primo semestre e a livello europeo già si fanno sentire i primi effetti sui prezzi, che mostrano qualche cedimento, come si nota dalla tabella che segue.

 

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I prezzi in Italia

Non dissimile la situazione del comparto carni bovine in Italia, reduce da una impennata dei prezzi, come si evince da un recente Report di Ismea.

Merito della ripresa delle attività turistiche che ha favorito un aumento dei consumi fuori casa.

I prezzi hanno così potuto registrare livelli nettamente superiori a quelli dello scorso anno.

In particolare il prezzo dei vitelloni dal macello ha raggiunto in giugno i 2,92 euro al chilo (peso vivo), il 22% in più rispetto alla media dei tre anni precedenti.

 

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Evoluzione dei prezzi medi in allevamento (euro/kg peso vivo)

(Fonte: Ismea)

 

L'offerta

Interessante notare come nel frattempo si sia modificata l'offerta di carni bovine in Italia, con un aumento delle macellazioni (+4,1%), ma con il contemporaneo calo del peso medio.

E' questa la conseguenza dell'aumento dei capi riformati provenienti dagli allevamenti da latte.

In parte è la conseguenza degli aumenti dei costi di produzione che potrebbe portare nei prossimi mesi a un ulteriore calo del peso medio delle carcasse.

Una scelta dettata dal tentativo di evitare i maggiori costi delle fasi di “finissaggio”.

 

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Evoluzione delle macellazioni mensili di carni bovine
(Fonte: Ismea)

 

Costi in aumento

Il tema dei costi trova ampio spazio sul Report Ismea, che analizza un campione formato da un allevamento di rilevanti dimensioni.

Tra le principali voci di costo figura l'acquisto dei ristalli (vitelloni di oltre 400 kg), che restano in allevamento per circa sei mesi.

Nonostante l'aumento del prezzo dei ristalli, la voce di costo più importante resta l'alimentazione, che dai 2,05 euro al giorno per ogni capo ha raggiunto negli ultimi tre mesi quota 2,55 euro, con un conseguente aumento sui costi di produzione del 20%.

 

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(Fonte: Ismea)

 

 

Il futuro

Prevedere come evolverà il mercato è sempre cosa difficile, ma è interessante notare ciò che il Report di Ismea anticipa in merito all'andamento dei consumi.

Nei primi cinque mesi del 2022 la spesa per generi alimentari è simile a quella dell'anno precedente.

Se dal valore della spesa ci si sposta a esaminare i volumi, si osserva però una contrazione.

Un segnale evidente degli effetti dell'inflazione, con il consumo che affronta l'aumento dei prezzi riducendo le quantità acquistate.

Nel caso delle carni bovine questa contrazione è del 5,6% e fa seguito a quella dell'anno precedente con un meno 2,1%.

Bisogna poi fare i conti con i prodotti artificiali che tentano di imitare la carne e che oggi rappresentano il 4% dell'insieme “carni”, quota che si prevede in aumento.

 

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Quote in volume e dinamica degli acquisti di carni bovine per tipologia merceologica

(Fonte: Ismea)

 

Le incertezze

Il Report di Ismea si chiude esaminando il clima di fiducia degli agricoltori alla fine del primo trimestre del 2022 e i risultati non sono incoraggianti.

Le preoccupazioni degli allevatori sono legate all'aumento dei costi di produzione e al timore di un calo dei consumi come conseguenza dell'inflazione.

A tutto questo si aggiungono le incertezze sui futuri modelli produttivi, che dovranno coniugare produttività e sostenibilità.

 


Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.