Purtroppo per gli allevatori si intende e forse anche per la salute degli italiani.
Se ne è parlato al Latte Day che si è tenuto lo scorso venerdì 25 maggio a Fico (Bo).
Da una bella analisi effettuata da Nomisma si evince che il valore delle vendite di latte è calato di ben l'11,4% in valore e del 14,8% in volume negli ultimi 5 anni. Dati da tregenda soprattutto se si pensa che le vendite di latte in Italia nel 2017 sono state pari a 1,788 miliardi di euro.
Stiamo quindi parlando di un paio di centinaia di milioni che si sono volatilizzati negli ultimi 5 anni.
Il che può non essere un problema per l'industria che ovviamente ha spostato la propria offerta, tanto per fare un esempio, su bevande di soia (+92% consumi), bevande di riso (+200% consumi), sostituti latte UHT o fresco (rispettivamente +11% e +41%).
Per gli allevatori nazionali son però dolori, soprattutto se aggiungiamo che un'altra tendenza importante e drammatica è che gli acquisti si stanno spostando dal latte fresco all'UHT (quindi su un prodotto di possibile produzione straniera) che sta aumentando la propria incidenza sul totale acquisti (+2% dal 2012).
Il calo del consumo di latte è legato soprattutto a una serie di cattive informazioni di carattere nutrizionale. In molti casi vere e proprie "fake news" che sono state smentite da fior di medici, nutrizionisti e biochimici nel corso del convegno.
Il latte continua a far bene, insomma.
Proviamo a convincere i consumatori allora – magari avviando un nuovo percorso che esalti la qualità del latte nazionale.