Argomento complesso quello della etichettatura delle carni bovine, in particolare per le indicazioni facoltative, care agli allevatori, ma non molto gradite a Bruxelles, trincerata dietro la scusa di un aumento dei costi eccessivo rispetto al vantaggio che ne deriva per i consumatori. Così dalla fine di dicembre dello scorso anno è andato in pensione il sistema di etichettatura facoltativa e al suo posto è stato istituito un procedimento semplificato da affiancare alle indicazioni in etichetta obbligatorie. Queste ultime si limitano al codice di rintracciabilità e al Paese di nascita dell'animale, a quello di ingrasso e di macellazione. A queste indicazioni, sino allo scorso anno, si potevano aggiungerne altre facoltative, come il sistema di allevamento, la razza, l'alimentazione e via elencando. Ma solo in presenza di produttori (od organizzazioni) che disponessero di un disciplinare produttivo approvato dalle autorità competenti in materia, nel nostro caso dal ministero per le Politiche agricole (Mipaaf). Ora questa approvazione preventiva non è più necessaria, ma il nuovo sistema adottato dall'Italia (decreto ministeriale 16-1-2015) mantiene una continuità con il precedente regime. Il Mipaaf, infatti, si limiterà a verificare la rispondenza alla normativa vigente dei disciplinari e dei piani di autocontrollo.

I disciplinari
Oggi, dei 163 disciplinari approvati in passato ne restano operativi 94, che fanno riferimento ad altrettante organizzazioni. Di queste 34 gestiscono l'intera filiera, dalla produzione al punto vendita, le rimanenti si dividono fra chi si occupa della sola macellazione o della distribuzione. Sette sono gli operatori della grande distribuzione organizzata che acquistano da fornitori nazionali od esteri. Sono questi i dati che emergono dalla recente pubblicazione da parte del Mipaaf del rapporto di monitoraggio sulla etichettatura facoltativa delle carni bovine. I dati, riferiti al 2014, mettono in evidenza, a dispetto della forte riduzione del numero di disciplinari ancora attivi, un trend crescente di adesioni ai sistemi di etichettatura volontaria, dove le indicazioni più frequenti riguardano la razza, i sistemi di allevamento, la tipologia dell'alimentazione. Indicazioni che si trovano con maggiore completezza fra le organizzazioni che si occupano dell'intero percorso di filiera, dalla produzione alla distribuzione. Il documento ricorda peraltro che grazie alla qualità di queste informazioni i produttori hanno potuto beneficiare dei premi comunitari supplementari destinati ai produttori di vitelli da carne.

Bene i controlli
Sono anche continuati in questi mesi i controlli sul rispetto dei disciplinari di produzione. In netto calo le non conformità rilevate a partire dal 2009, che sono passate dal 6,6% (su 1597 verifiche) al 5% del 2014 (su 1716 verifiche). In conclusione i risultati raccolti hanno confermato che l'attuale impianto normativo sulla etichettatura facoltativa ha dato buoni risultati, sia in termini organizzativi dell'intera filiera, sia in termini di comunicazione al consumatore finale. Il nuovo sistema di etichettatura facoltativa prevede che le organizzazioni dispongano di un disciplinare depositato presso il ministero. Questo disciplinare deve descrivere le procedure operative per garantire la rintracciabilità della carne, la veridicità delle informazioni e un sistema di verifiche attuato sia in forma di autocontrollo sia attraverso un organismo indipendente. Il tutto è illustrato dal decreto ministeriale 876 del 16 gennaio 2015, completato dalla circolare del 25 marzo, che fornisce ulteriori dettagli su aspetti pratici. In questo modo è stato possibile continuare senza soluzione di continuità ad etichettare le carni bovine con informazioni facoltative. Ora non resta che augurarsi che queste etichette siano sempre più frequenti sui banchi dei dettaglianti e della grande distribuzione organizzata.