Il consiglio direttivo dell’
Associazione mantovana allevatori, Apa, condivide il progetto del Consorzio delle carni bovine documentate per incentivare i ristalli italiani di bagliotti, promuovendo la crescita di una linea vacca-vitello tutta italiana. Il presidente dell’
Apa di
Mantova,
Alberto Gandolfi, che è anche vicepresidente di
Anafi, l’Associazione nazionale degli allevatori di razza frisona ha dichiarato in merito all’incontro promosso dall’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, con i consorzi di produttori di carne bovina, fra i quali appunto anche il Consorzio carne bovina documentata: "
Possiamo contare su un patrimonio consistente di vacche da latte controllate, oltre 110mila capi e sul ruolo di Comal, il braccio commerciale dell’Associazione mantovana allevatori, che ogni anno ritira e colloca sul mercato oltre 14mila vitelli.
L’Apa può accompagnare gli allevatori nell’attività di pianificazione delle nascite nelle stalle, attraverso i propri servizi tecnici, e allo stesso tempo di coordinamento la raccolta dei vitelli, attraverso Comal - spiega Gandolfi
-. L’obiettivo è quello di creare valore sulla filiera del vitello”.
Operativamente, gli allevatori dovrebbero fare ricorso al seme sessato di
frisona italiana nella fase di fecondazione delle migliori manze e vacche per indici funzionali (morfologici, produttivi, di longevità).
La restante parte della mandria potrebbe invece essere utilizzata per la produzione di vitelli da carne, che sul mercato hanno mediamente un valore doppio rispetto ai bagliotti di frisona e possono vantare un incremento ponderale superiore, più idoneo alla filiera da carne.
“
Il progetto, che dovrà necessariamente avere il sostegno della Regione a livello territoriale, è indubbiamente complesso e richiede un coordinamento e una pianificazione a medio-lungo termine – osserva Gandolfi
-. Possiamo però anticipare all’assessore lombardo Fava che a Mantova la struttura dell’Apa e il numero di bovine soggette a Libro genealogico costituiscono un presupposto basilare se si volesse sostenere l’allevamento italiano, riducendo così le importazioni di broutard dalla Francia e dare ossigeno alla zootecnia da carne”.