Brusca inversione di tendenza per i prezzi dei conigli. E' dal mese di ottobre del 2012 che i prezzi si mantenevano al di sopra dei due euro per kg di peso vivo, appena sufficienti a coprire le spese di produzione. Ma già da qualche settimana si è scesi sotto questa soglia e gli allevatori temono il ripetersi di una lunga stagione di crisi, come già accaduto lo scorso anno. Nei primi nove mesi del 2012, infatti, i prezzi all'origine non hanno mai superato quota 1,90 euro. Poi l'inversione di tendenza, con prezzi in ripresa grazie al rallentamento della produzione e al diminuire della pressione delle importazioni, che in questo comparto si aggirano intorno all'8% dell'intera produzione. Poi la caduta, a febbraio di quest'anno, a 1,89 euro. E poco conta che sia più di quanto si percepiva nello stesso mese del 2012 (1,79 euro). Con questi prezzi gli allevatori producono in perdita e altri allevamenti corrono il rischio di chiudere i battenti.
La denuncia
Quali i motivi di questa inversione di tendenza sul mercato delle carni cunicole? L'utilizzo della leva dell'import-export da parte di grossisti importatori che aprono e chiudono i flussi in ingresso delle carni cunicole per tenere artificiosamente bassi i prezzi alla stalla. Questa la denuncia che viene da Saverio De Bonis, presidente dell'Anlac, l'Associazione nazionale liberi allevatori di conigli. Speculazioni commerciali, continua De Bonis, agevolate dall'assenza dell'etichettatura obbligatoria dell'origine, che Bruxelles insiste nel non voler applicare.