Per i suinicoltori la crisi è solo un ricordo, seppure amaro. Da giugno l'indice di allevamento calcolato da Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole) continua infatti a mantenersi con il segno più davanti e a novembre ha fatto registrare un incremento del 5,2% rispetto al mese precedente. La redditività degli allevamenti, è ancora il Crefis ad evidenziarlo, si è così riportata nella media europea. Merito del buon andamento delle quotazioni di mercato che in particolare per i suini pesanti ha messo a segno incrementi sensibili, portandosi in prossimità di 1,6 euro al chilo. In confronto con lo stesso periodo dell'anno precedente si ha un aumento di oltre il 25%. Bene anche l'andamento delle quotazioni per i suini leggeri, prossimi ad una media di 1,3 euro al chilo, con un aumento rispetto a 12 mesi fa di oltre il 21%. Il buon andamento delle quotazioni dei suini vivi ha trascinato verso l'alto il mercato delle cosce destinate al circuito dei prodotto Dop, con prezzi in media oscillanti da 3,92 a 4,16 euro al chilo, rispettivamente per i tagli più leggeri e più pesanti. Stessa fisionomia per le quotazioni delle cosce non destinate al circuito Dop, segno che l'eccesso di offerta che aveva fatto scattare il crollo delle quotazioni nei mesi precedenti sembra essere del tutto rientrato. Buoni risultati anche per le nostre esportazioni, che nel solo mese di agosto hanno fatto registrare un aumento del 7,5% rispetto all'anno precedente, per un valore di 103 milioni di euro.

 

La situazione nella Ue

A spingere verso l'alto il mercato suinicolo italiano è però anche il buon andamento dei prezzi negli altri Paesi. In Francia il mese di novembre ha visto salire il prezzo dei suini del 4,8% rispetto al mese precedente. Incrementi analoghi si sono poi registrati in Germania (+4,5%) e nei Paesi Bassi (+4,1%). Al contrario la Spagna si avvia ad una chiusura del 2011 con il segno meno davanti.

E' la Germania, con una media 1,63 euro/kg, a detenere il primato per i prezzi più alti, seguita da Danimarca (1,46 euro/kg) e dalla Francia (1,41 euro/kg). Prezzi che si riferiscono a suini leggeri, visto che la produzione del suino pesante è una “specialità” tutta italiana. Si scopre così che i nostri suini pesanti “costano” come quelli leggeri di importazione, motivo per il quale le industrie hanno convenienza a rifornirsi “in loco”, acquistando suini pesanti italiani, certamente di migliore qualità per la trasformazione, piuttosto che importare suini e cosce leggere.

 

Produzione in aumento

Tutto bene dunque? Sì, ma potrebbe non durare. In Italia, come evidenzia il rapporto del Crefis, si è avuto da inizio anno un sensibile calo delle macellazioni che si sono ridotte di oltre il 16%. La minore offerta, come sempre, è un ottimo “tonico” per il mercato, prima oppresso da un eccesso di prodotto. Ma negli altri Paesi della Ue si sta però assistendo al fenomeno inverso. I dati riferiti allo scorso mese di agosto fanno segnare un incremento di quasi il 7% rispetto all'anno precedente. A guidare la corsa all'aumento troviamo la Spagna (il cui mercato è in sofferenza) e la Polonia. Sopra le media della Ue ci sono poi la Francia (+8,7%) e la Germania (+7%). Se queste tendenze saranno confermate non è difficile ipotizzare una flessione dei prezzi, che inevitabilmente finirebbe con il ripercuotersi sul mercato italiano.

 

Ottimizzare le performance

Per gli allevamenti resta dunque di fondamentale importanza insistere sul miglioramento delle performance produttive al fine di ottimizzare i rendimenti e abbassare i costi di produzione, perché la sfida con le produzioni degli altri paesi della Ue resta aperta. Una sfida che ci vede penalizzati perché allevare suini pesanti è inevitabilmente più costoso rispetto alla produzione di suini leggeri. E presto ci sarà da fare i conti con la Direttiva nitrati e con le tensioni sui mercati dei cereali, mai sopite. Insomma, il mercato va meglio, ma non per questo si può ”abbassare la guardia”.