Anno difficile questo 2011 per gli allevatori di conigli. Si erano lasciati alle spalle un 2010 che prometteva bene con quotazioni che a dicembre superavano i due euro, ma poi già a gennaio i prezzi all'origine sono crollati ben al di sotto dei due euro. E non si sono più ripresi. A febbraio il prezzo minimo della piazza di Verona era persino sceso sotto 1,5 euro (1,47 euro/kg per i soggetti sino a 2,5 kg di peso vivo). Prezzi assai distanti dal costo di produzione che si colloca, secondo i calcoli di Anlac, intorno ai due euro. Di settimana in settimana gli allevatori hanno continuato a sperare in una ripresa del mercato che però non è arrivata. Ancora in luglio il prezzo all'origine era fermo a 1,47 euro al chilo e solo in agosto si è registrato qualche timido segnale di ripresa con i prezzi che hanno recuperato qualche centesimo, spingendosi oltre 1,6 euro al chilo, per sfiorare a fine settembre il minimo di 1,7 euro. E gli allevatori continuano così a produrre in perdita, una situazione che si protrae da inizio anno e che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza del settore.

A parere dell'Anlac (Associazione nazionale liberi allevatori di conigli) la pesante situazione di mercato è la conseguenza di manovre speculative che la stessa associazione ha più volte denunciato, coinvolgendo varie istituzione, come l'Antitrust e la Commissione Petizione della Ue. Sui problemi del settore, ricorda l'Anlac, ci sono anche le risoluzioni approvate dal Senato e dalla Camera. Ma la situazione resta pesante e all'orizzonte non si vedono segni di cambiamento. Il presidente di Anlac, Saverio De Bonis, ha allora invitato il ministro dell'Agricoltura ad intervenire rendendo operativo il piano di settore già concordato. “Il ministro Romano – ha dichiarato De Bonis – deve dare ascolto alle risoluzioni parlamentari per aiutare le imprese ad affrontare la crisi e a non subirla confortato inoltre dal parere che l’Antitrust italiana gli ha inviato, dove si auspica un riesame in senso proconcorrenziale dell’attuale processo di formazione dei prezzi alla produzione, al fine di adeguare il sistema alla normativa posta a tutela della concorrenza.”