Rallentano i consumi di carni cunicole, come ciclicamente avviene quando si avvicina la bella stagione. I prezzi all’origine, fermi a poco meno di due euro (1,97 euro kg/peso vivo sulla piazza di Forlì), sembrano non risentirne e rispetto allo scorso anno possono ancora vantare un aumento del 13%. Se il mercato si mostra indifferente alla flessione della domanda, il merito è tutto della scarsa offerta di prodotto, ma basta poco per far precipitare di nuovo il settore in una situazione di crisi. Gli allevatori guardano dunque con preoccupazione ai prossimi mesi, privi come sono di strumenti di controllo delle dinamiche di mercato. Un tema che è stato ribadito in occasione del recente congresso organizzato da Anlac (Associazione nazionale liberi allevatori di conigli), che si è tenuto a Matera sul tema “Mercato, giustizia e sicurezza agroalimentare: il caso delle filiere cerealicole e cunicole”.

 

Occorre trasparenza

Nel suo intervento il presidente di Anlac, Saverio De Bonis, ha denunciato la scarsa trasparenza del mercato cunicolo. “E' sempre più evidente - ha detto De Bonis - l’ipotesi di un “cartello” sui prezzi di acquisto, un problema segnalato dalla nostra associazione all’ Antitrust con prove documentali stringenti. Anche la Commissione esecutiva europea, a seguito di una petizione rimasta ancora aperta, ha rilevato in pubblica audizione che occorre indagare e che sarebbe utile e giusto intervenire in tempi più rapidi da parte dell’Autorità antitrust italiana che da cinque mesi non ci ha ancora dato una risposta.”

Fra i molti gli argomenti affrontati durante l’incontro, anche quello della difficoltà a far decollare il piano di settore al cui interno figura l’istituzione, sulla falsariga di quanto attuato in campo suinicolo, di una commissione unica centrale (Cun) alla quale demandare il compito di fissare il prezzo del coniglio, in trasparenza e senza distorsioni.

 

Attenti alle micotossine

Si è parlato diffusamente anche dei cereali, che hanno un ruolo di primo piano nell’alimentazione del coniglio. Gli allevatori si sono detti preoccupati per i livelli di micotossine, in particolare nelle derrate di importazione. “Gli agricoltori e i consumatori - ha detto De Bonis - esigono controlli accurati in Europa”. A conclusione del convegno, che ha registrato la presenza fra gli altri del leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, sono state raccolte le prime firme per una petizione, da sottoporre alla Ue, lanciata dal Comitato AntiTossine.