La produzione di latte in Italia è stata al di sotto del tetto produttivo imposto dalla Ue. La conferma era già arrivata alcune settimane fa, come riportato anche da Agronotizie. A fronte di un tetto produttivo di 10,89 milioni di tonnellate, gli allevatori nella campagna 2009/2010  hanno prodotto latte per soli 10,49 milioni. Dunque 403mila tonnellate sotto il limite. Allora niente multe? E invece no, perché in alcuni casi le multe scattano ancora. A fare i “conti” ci ha pensato Agea che ha controllato la situazione produttiva di ogni singola azienda per verificare il rispetto o meno della quota individuale. La maggior parte delle aziende (28526) sono in perfetta regola, perché non hanno prodotto oltre la propria quota. Una parte minore di aziende, ma non modesta (8811), ha invece “splafonato”, rispetto alle proprie quote individuali, producendo complessivamente 255mila tonnellate di troppo. E in questi casi, dice la legge 119/2003, la multa c’è a “prescindere”. Ma per fortuna non per tutti. Grazie al fatto che non c’è un prelievo da versare alle casse della Ue, dalla multa si salvano le aziende ubicate in montagna e in zone svantaggiate (complessivamente 4428). A queste si sono potute aggiungere le stalle i cui esuberi produttivi sono stati modesti (non oltre il 6% della quota e non oltre il livello produttivo del 2007/2008). E altre 3786 aziende si sono così salvate dalle multe.

 

Chi pagherà

Nella “rete” delle multe sono però rimaste impigliate 628 aziende che per vari motivi (non titolari di quote o non in regola con i versamenti o con esuberi oltre il 106%) si ritroveranno ancora una volta a dover mettere mano al portafoglio. Il debito non è modesto, si tratta di 12,427 milioni che questa volta non andranno alle casse della Ue, ma saranno destinati ad alimentare il fondo per gli interventi nel settore lattiero caseario. In media ogni azienda si trova di fronte ad una multa di quasi 20mila euro. Che in più di un caso potrebbero aggiungersi alle multe già maturate negli anni passati. E le speranze di “farla franca” sono adesso ridotte al lumicino. Nei confronti degli allevatori che non hanno aderito a nessuna delle opportunità concesse in questi anni per mettersi in regola stanno arrivando in questi giorni le ingiunzioni di pagamento. E il passo successivo è quello, terribile e tragico, del pignoramento. Ad essere interessate alla visita dell’ufficiale giudiziario sono 561 aziende che avrebbero prodotto oltre la propria quota e che non hanno aderito a nessuna della sanatorie proposte. Il loro debito con l’erario è di 96,4 milioni di euro, in media più 170mila euro per azienda, ma le cifre in qualche caso sono a nove zeri. E per molti potrebbe significare la chiusura della stalla.

 

Stop alle quote

Intanto le quote latte saranno abolite a partire dall’aprile del 2015. Ma migliaia di allevatori, quelli “in regola”, si troveranno ad aver speso capitali per comprare quote che non valgono più nulla. Altri continueranno a pagare rate per i prossimi 30 anni, quando le quote saranno solo un lontano (e brutto) ricordo. Una vicenda che alla fine sarà costata la bellezza di 4,4 miliardi di euro.