Va meglio il mercato dei suini. Già da qualche settimana sulle principali piazze di contrattazione il prezzo dei suini leggeri (entro i 100 kg di peso vivo) supera la quotazione di 1,40 euro. Un po’ meno i suini pesanti, fermi a poco più di 1,30 euro per kg. Un’incongruenza difficile da comprendere, visto che produrre un suino pesante è più costoso rispetto ad un suino leggero. Incongruenza che si accentua tenuto conto che i suini pesanti sono la "materia prima"  per ottenere i prosciutti Dop. Ma così va il mercato, prendere o lasciare. E dopo una crisi che si è protratta per quasi due anni con prezzi anche al di sotto di quota un euro, meglio prendere. Magari è solo l’inizio di un periodo di prezzi capaci dare qualche soddisfazione economica agli allevatori. Merito anche del piano anticrisi messo in atto dopo la riunione del tavolo di filiera convocato dal ministero dell’Agricoltura.

 

Al via il mercato unico

Il piano, come riportato anche da Agronotizie, si articola su cinque punti, fra i quali la creazione di un mercato unico nazionale, per il quale è di questi giorni la firma del documento, sottoscritto da allevatori e macellatori, che ne sancisce la nascita e che stabilisce nuove regole per la definizione del prezzo dei suini. Per fissare le quotazioni di mercato si farà riferimento a parametri oggettivi, come l’andamento dei consumi e i volumi produttivi, un lavoro che sarà svolto dalla “Commissione unica nazionale” che si insedierà il 10 dicembre presso il ministero dell’Agricoltura (poi si trasferirà a Reggio Emilia). La Commissione avrà il compito di definire prezzi e tendenze di mercato degli animali da macello nelle varie categorie, distinguendo per di più fra animali destinati al circuito delle Dop oppure al circuito indifferenziato. Il prezzo fissato dalla Commissione non sarà vincolante per le parti, ma avrà funzione di orientamento, mentre l’esame delle tendenze di mercato sarà di grande utilità nell’indirizzare i flussi produttivi.

Con l’avvio del mercato unico va completandosi il progetto anti-crisi i cui punti cardine sono la valorizzazione del Gran Suino Padano (il marchio Dop è già presente in molte catene della grande distribuzione organizzata) e la lotta alle principali malattie dei suini, fra le quali la Vescicolare, che purtroppo continua ad essere una minaccia per gli allevamenti italiani.

 

Un nuovo statuto per Anas

Nel frattempo anche l’Anas, l’associazione nazionale suinicoltori, ha ritenuto opportuno aggiornare il proprio statuto per meglio rispondere alle mutate esigenze del settore. Ribadito anzitutto il ruolo di Anas che “si propone di promuovere e attuare le iniziative che possono contribuire al miglioramento, all'incremento, all'utilizzazione, alla valorizzazione tecnico-economica ed alla promozione dell'allevamento dei suini e dei prodotti da essi derivati.” Per raggiungere queste finalità è stata anche introdotta un’importante novità. Potranno essere soci, oltre alle associazioni allevatori di primo grado, enti ed associazioni i cui compiti rientrino nelle finalità di Anas ed organizzazioni di prodotto ufficialmente riconosciute. Un modo per favorire il lavoro di quanti operano all’interno di filiere produttive integrate, come nel caso delle Dop.