Falsa partenza per il latte. L'accordo raggiunto in Piemonte che fissa a 38 centesimi il prezzo alla stalla per ogni litro di latte aveva fatto pensare ad uno sblocco della lunga vertenza che si trascina senza esito dallo scorso aprile.  “Per il latte prodotto in Piemonte da aprile ad agosto - specifica un comunicato di Assolatte, l'associazione che riunisce le industrie lattiero casearie -  le imprese di trasformazione riconosceranno ai propri conferenti un prezzo di 38 centesimi/litro (contro i 42 centesimi/litro liquidati a marzo).” Ma i rappresentanti degli allevatori hanno subito messo in chiaro che non si tratta di un “accordo sul prezzo del latte”, ma solo di un intesa di carattere tecnico volta a livellare gli acconti sul prezzo del latte dall'inizio della nuova campagna (il 1° aprile) ad oggi. Questa la posizione espressa dagli allevatori piemontesi  per voce delle loro organizzazioni e anche da Cremona (per antonomasia capitale italiana del latte) Confagricoltura fa sapere che l'intesa piemontese non può essere presa a riferimento per l'accordo sul prezzo. Troppo basso rispetto agli standard della Lombardia. Ricordiamo che le richieste degli allevatori erano di  42 centesimi per litro, mentre le controproposte di  Assolatte si fermavano a quota 38 centesimi. Su questa distanza le trattative si sono “congelate” lasciando ognuna delle parti ferma sulle rispettive posizioni.

Ecco perché sui 39 centesimi del Piemonte tutti si sono affrettati a specificare che non siamo di fronte ad un accordo. Il cui raggiungimento resta dunque distante, tanto più che il mercato mondiale sembra “remare contro” le richieste degli allevatori.

 

Più latte in Europa e ancora multe all’Italia

Stando ad una recente analisi resa nota da Clal, nella Ue si assiste ad una ripresa della produzione di latte, mentre i consumi sono stagnanti e le esportazioni in stallo. Una “miscela” che sembra favorire la ricostituzione degli stock. Inevitabili le ripercussioni sul prezzo, che sta cedendo. Se poi lo sguardo si allarga oltre i confini della Ue, si scopre che lo stesso scenario si sta riproponendo a livello mondiale. Tutti segnali poco incoraggianti per la tenuta del prezzo del  latte.

Se per gli allevatori europei sembra avvicinarsi un periodo di “vacche magre”, per gli allevatori italiani lo scenario è ancora più preoccupante. E' di questi giorni l'ennesima bolletta della Ue che in tema di quote latte vuole appioppare agli allevatori una sanzione di oltre 160 milioni di euro. Colpa delle eccedenze produttive realizzate nella trascorsa campagna, quella che va dal primo aprile 2007 al 31 marzo 2008. I conti presentati da Bruxelles dicono che sono state munte 527mila tonnellate di troppo. Ancora una volta queste multe suonano come una beffa, visto che la produzione italiana copre appena il 58% del fabbisogno e questi  vincoli produttivi ci condannano ad importare il rimanente 42%. “Una conferma – si dice nel comunicato diffuso dal ministero dell'Agricoltura il 13 ottobre - della costante ed immotivata penalizzazione che il nostro Paese ha fino ad oggi subito ingiustamente.”

 

Serve un aumento della quota nazionale

Questa delle quote è una battaglia che il ministro Zaia ha iniziato già all'indomani del suo mandato e che nei giorni scorsi ha portato alla richiesta di un aumento della quota italiana di almeno un milione di tonnellate, quanto serve non solo ad evitare le prossime multe, ma anche ad avere margini di manovra per una crescita del settore lattiero, necessaria per ridurre, almeno in parte, la nostra dipendenza dall'estero. Una battaglia che si annuncia oggi ancor più difficile alla luce dei dati produttivi europei, che come abbiamo visto sono in fase di crescita.

“Continueremo - afferma un comunicato del Mipaaf - a chiedere un aumento della nostra quota che non ci ripagherà di ciò che abbiamo perso e non restituirà ai produttori ciò che hanno pagato fino ad oggi, ma servirà a guardare al futuro e all’Europa con maggiore fiducia”. 

Un aumento della nostra quota si rende indispensabile anche in vista della campagna lattiera in corso, che già in questi primi mesi fa registrare produzioni tali da riproporre il prossimo anno una multa analoga a quella appena ricevuta. Lo mette in evidenza uno studio dell'Osservatorio Agri&Food di CremonaFiere. E senza dubbio a Cremona dove la prossima settimana si apre la Fiera internazionale del bovino da latte, il tema delle quote e delle multe, sarà tra i più dibattuti. Con la speranza che si trovi una via di uscita fra il rispetto della legalità (molti allevatori hanno comperato quote per mettersi in regola) e la necessità di creare prospettive per il settore lattiero. Altrimenti prepariamoci a vedere il numero delle stalle ridursi ancora di più.

 

Foto Striatic