'Parlare di rincari del 10% per i prezzi delle carni bianche è un gesto insensato, vuol dire non compiere un'analisi attenta che tenga conto della penalizzazione che il nostro settore ha subito negli scorsi anni dall'ingiustificata psicosi dell'aviaria', queste le parole di Gaetano De Lauretis, Presidente di Avitalia, unica Unione nazionale di produttori avicoli e cunicoli riconosciuta dal ministero delle Politiche Agricole, che contesta il metodo di analisi utilizzato per calcolare il rincaro dei prezzi delle carni bianche.'Quando si valuta l'aumento dei costi delle carni di pollame', spiega De Lauretis, 'non è corretto fare un raffronto con il 2006, perché quell'anno, a causa della psicosi aviaria, ha fatto registrare il picco negativo della domanda. Oggi il settore avicunicolo per calmierare i prezzi, con grande senso di responsabilità, si è fatto carico di una parte dell’aumento dei costi di produzione del 2007 (ad es. i prezzi della mangimistica per i broiler sono aumentati del +21,3% in Italia contro un +17,7% dell'Ue) con lo scopo di recuperare quei consumatori non ancora tornati al prodotto e per fidelizzare nuovi acquirenti'. Considerando il periodo di maggiore crisi registrato dal settore (dal settembre 2005 al dicembre 2006) si scoprirà che la domanda di carne di pollame ha subito in quel periodo una costante flessione, con punte del -70%, mentre i prezzi sono scesi fino a -50%. Per Ismea, il periodo da poco concluso ha fatto registrare un andamento negativo per il mercato avicunicolo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In particolare si evidenzia una contrazione dei listini medi nazionali: polli -12%,  tacchini  -2%, conigli  -4%. Solo per le galline si registra ancora un aumento del +50%, per un valore di 0,48 Euro/Kg a peso vivo. 'I prezzi alla produzione nel 2004-2007 si sono attestati su un +4.1% per il pollo e su un +0.2% per il tacchino, senza tener conto dell’aumento dei costi di produzione (+13%) di cui si è fatta carico in parte la filiera. Nessuna speculazione, quindi, può essere ascritta al settore avicolo italiano. La filiera avicola', conclude De Lauretis, 'riesce ad assicurare al consumatore, a prezzi ancora oggi molto contenuti, prodotti di alto profilo organolettico (ricchezza in proteine, povertà in grassi saturi, elevata digeribilità), oltre a qualità, sicurezza e origine italiana controllata. Elementi della massima importanza, resi possibili grazie allo sforzo di allevatori e aziende che hanno scelto la strada dell’integrazione, della certificazione di prodotto e di processo, della etichettatura d’origine controllata e autorizzata dal Ministero delle Politiche agricole'.