Continua a crescere il saldo negativo valutario netto, alias il deficit, della bilancia commerciale cerealicola italiana nel periodo considerato da Anacer da gennaio a novembre 2021. Ormai si vede quasi quota 2,5 miliardi di euro, con 2.436,2 milioni di euro di passivo rispetto ai 1.560,50 milioni del 2020.

Il motivo principale è la crescente dipendenza dall'estero in valore, con un import che nel periodo preso in considerazione di gennaio-novembre 2021 si è attestato sui 6,2 miliardi di euro, in forte crescita rispetto ai 5,3 del 2020. A questo si aggiunge la sostanziale tenuta degli introiti da export. Focalizzando l'attenzione sull'import, grande traino lo fanno gli aumenti del valore dell'import di cereali in granella, pari a +248 milioni di euro, pari al +9,4%, di cui 158,3 milioni legati al grano tenero (+18%) e +106 milioni di euro di mais (+11%).

Dal punto di vista quantitativo scendono grano duro (-594mila tonnellate), e mais (-723mila tonnellate), mentre aumenta l'import di orzo (+105mila tonnellate), l'avena (+4.700 tonnellate) e il riso (+17.300 tonnellate). Gli arrivi di semi e frutti oleosi registrano un +5,4%. Relativamente all'export, si può notare come a connotare ormai tutto il 2021 siano state le minori vendite di pasta alimentare (-13,3% nelle quantità, -7,7% in valore) e dei prodotti trasformati-sostitutivi (-145mila tonnellate). Crescono le vendite all'estero di cereali in granella (+107mila tonnellate), semola di grano duro (+2500 tonnellate), farina di grano tenero (+28.500 tonnellate) e mangimi a base di cereali (+23mila tonnellate).