Ma dai laboratori del Crea Orticoltura e florovivaismo potrebbe arrivare la soluzione a questo problema. Grazie all'utilizzo delle Tea, le Tecnologie di evoluzione assistita (New breeding techniques, in inglese), i ricercatori sono riusciti a 'spegnere' uno dei geni coinvolti nello sviluppo della malattia. Grazie a questo intervento le piante di basilico sono diventate resistenti al patogeno.
"Grazie alle moderne tecnologie siamo stati in grado di inattivare i geni di suscettibilità, non consentendo a Peronospora belbahrii di colonizzare i tessuti del basilico", spiega Teodoro Cardi, direttore del Crea Orticoltura e florovivaismo. "Ora stiamo lavorando per individuare altri geni coinvolti nell'interazione patogeno-ospite al fine di rafforzare la resistenza ed evitare che il fungo, mutando, possa nuovamente colpire il basilico".
In altre parole i ricercatori sono intervenuti sul Dna del basilico andando a 'spegnere', in modo assolutamente sicuro, alcuni geni indispensabili alla peronospora per infettare le piante. In questo modo, anche in presenza di spore di P. belbahrii nell'ambiente, l'infezione non può iniziare.
Mentre i test in laboratorio vanno avanti, quello che manca è un via libera a livello europeo e poi nazionale alle Tea. Ad oggi infatti queste tecnologie di miglioramento genetico ricadono nella normativa sugli Ogm e richiedono dunque un processo autorizzativo molto complesso, anche solo per i test in piano campo (oggi non possibili).
D'altro canto se dovesse arrivare l'ok alle Tea per gli agricoltori liguri si tratterebbe di un enorme passo avanti che permetterebbe di coltivare basilico senza la spada di Damocle della peronospora e senza dover ricorrere ad agrofarmaci ad azione fungicida.