Il responsabile di tanti danni, identificato nei laboratorio di entomologia agraria dell’Università degli studi Federico II, è il Tyrophagus similis Volgin, un acaro comune segnalato in Italia già dagli anni Ottanta su cocomero in serra, nonché su spinacio in pieno campo.
Bisogna sottolineare, per non suscitare panico ingiustificato tra i coltivatori, che l’appezzamento in questione non era stato geo disinfestato, cosa che ha favorito uno sviluppo repentino dell’acaro, il quale ha un potenziale riproduttivo elevato anche nei mesi invernali.
Questo episodio è stato spunto di riflessione durante la giornata di studi sulla Protezione delle colture da foglia di IV gamma, tenutasi il 30 aprile scorso a cura dell’Aipp in collaborazione con Antesia. Durante il suo intervento Luigi Sannino del Cra ha dato alcuni cenni sulle abitudini e la biologia del Tyrophagus similis. Una descrizione dettagliata verrà inserita nel volume sui parassiti animali delle colture di IV gamma attualmente in preparazione.
L’acaro in realtà è di abitudini prevalentemente terricole e vive sui detriti vegetali presenti sullo strato superficiale del suolo. Può danneggiare sia specie floricole che orticole in serra per la capacità di colonizzare i germogli delle piantine in fase di levata che, finchè chiusi, offrono loro un microcrima ideale, con un umidità superiore al 90-95%. T. similis è stato osservato su spinacio, melone, anguria, zucca e mais.
Il ciclo vitale passa attraverso gli stadi di uovo, larva, protoninfa, tritoninfa ed adulto. Lo sviluppo da uovo ad adulto dura da 1 a 3 settimane in funzione delle temperature; un ciclo in normali condizioni impiega circa 11 giorni. Una femmina fecondata depone in media 18 uova, lasciate sulle foglioline centrali sia in gruppetti di 2-3 ai margini delle erosioni, sia sparse; raramente si rinvengono sulle foglioline esterne dello spinacio. Possono riscontrarsi fino a centinaia di uova per pianta.
Fattori chiave per lo sviluppo dell acaro sono la temperatura, ottimale a 25°C, ed il livello di umidità prossimo alla saturazione. Le basse temperature invernali sono le più idonee all’attività dell’acaro; questa non viene infatti rallentata dalle minime invernali delle nostre zone (raramente sotto 0 °C), ma pittosto decresce con l’aumento della temperatura. L’acaro, che come evidenziato preferisce ambienti molto umidi, mostra una limitata sopravvivenza quando l’umidità è inferiore al 66%.
Il T. similis è vittima di diverse specie di acari predatori (Gamasellodes/Protogamasellus) ma non ci sono predatori specifici adottabili per la lotta biologica. Il controllo chimico risulta difficile a causa dell’insediarsi dell’acaro nei germogli ancora chiusi e quindi nella parte più protetta della vegetazione. Casomai questo non bastasse attualmente non ci sono acaricidi registrati su spinacio, il che rende qualunque tipo di lotta chimica tecnicamente impossibile.
La cosa migliore da fare resta una buona geodisinfestazione; anche una efficace solarizzazione dovrebbe essere sufficiente ad abbattere la popolazione sia autunnale che primaverile.
Ancora una volta prevenire è meglio che curare!
A cura di Marina Margiotta - socio di Antesia
Antesia, l'Associazione Nazionale Tecnici Specialisti In Agricoltura
I soci di Antesia sono dottori agronomi e forestali, periti agrari, agrotenici, tecnologi alimentari che svolgono assistenza tecnica agronomica a centinaia di produttori agricoli e agroalimentari, svincolati dalla vendita di qualsivoglia prodotto materiale alle aziende agricole. Antesia contribuisce alla formazione dei soci ed al loro continuo aggiornamento, promuovendo il reciproco scambio di informazioni, conoscenze ed esperienze di campo. Se vuoi conoscere le iniziative di Antesia, vai su www.antesia.it. Se vuoi diventare socio di Antesia, vai su www.antesia.it
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Antesia