Il 6 giugno scorso si è svolto alla Camera dei Deputati il seminario 'Ricerca e innovazione a supporto della qualità della ciliegia ferrovia' organizzato da Antonio Distaso e Elvira Savino, dal consigliere regionale di Bari, Michele Boccardi, in collaborazione con il Centro di ricerca e sperimentazione in agricoltura 'Basile Caramia', l'Università degli Studi di Barie il Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura, Cra.

L'obiettivo del seminario è stato quello di dare risposte concrete ai rappresentanti del settore che chiedono maggiori risorse a sostegno della redditività del mercato cerasicolo anche al fine di aumentare la garanzie ai consumatori e conseguentemente preservare e rilanciare l'oro rosso, esempio del made in Italy, considerato l'importante aspetto occupazionale che la produzione di ciliegie in Puglia offre alla comunità barese e la consistente fonte di reddito.

Il presidente del Cra, professor Giuseppe Alonzo, ha dichiarato che "è possibile uscire dalla crisi purché vi sia un perfetto connubio di intenti tra il mondo della ricerca e innovazione e quello imprenditoriale. 

Il taglio dei fondi alla ricerca ostacolano il ricambio generazionale – ha proseguito il professor Alonzo – di conseguenza non vi è un passaggio di conoscenza tra i ricercatori e le giovani generazioni. Bisogna attivare una seria programmazione tra il mondo della ricerca, mondo dell'impresa e il mondo politico anche al fine di promuovere un rispetto dei tempi naturali dei prodotti in modo da esaltare le qualità salubri della frutta stessa".

La Puglia, nel contesto nazionale, è al primo posto per la produzione di ciliegie: oltre 50 mila tonnellate, con una media di 467 quintali per una superficie di quasi 17.000 ettari, di cui oltre 16.000 nella sola provincia di Bari. La produzione di ciliegie in Puglia è pari al 39,8 per cento sul totale nazionale; nella provincia di Bari si concentra oltre il 90% della produzione regionale e nel solo Sud-Est barese si produce l'80% dell'intera Regione.

Nel 2012 c'è stato un calo della produzione del 30/50% a causa delle condizioni meteorologiche avverse, ma il prezzo del prodotto si è mantenuto quasi sempre sopra i tre euro, restituendo una normale redditività agli operatori.