Per l'olivicoltura aumentare il numero di piante per ettaro e la loro produttività media, diminuire il periodo improduttivo dell'oliveto, incrementare il tasso di meccanizzazione delle operazioni di potatura e raccolta, sembrano obiettivi difficili da raggiungere con gli attuali standard varietali. 

Lo sottolinea l'Accademia dei Gerogofili che, in collaborazione con il Dipartimento Economia e Sistemi arborei della Facoltà di Agraria di Sassari, ha messo a confronto, durante una giornata di studio, opinioni e competenze assai variegate per fornire ai tecnici e agli imprenditori agricoli gli elementi di valutazione fondamentali per associare le nuove tecnologie a nuove varietà e per stimare quali siano i margini di convenienza economica delle azioni sperimentate, anche in una olivicoltura fortemente tradizionale come quella della Sardegna. 

"Il ricorso a nuove varietà - nota l'Accademia dei Gerogofili - sembra poter risolvere almeno in parte i problemi di adattamento al nuovo modello di olivicoltura superintensiva, ma pone un interrogativo su cosa ne sarà delle peculiarità qualitative delle nostre produzioni olearie, tanto apprezzate sui mercati internazionali".