Con il grande caldo salgono i prezzi del grano che aumentano del 20% nei primi quindici giorni di luglio raggiungendo il valore massimo dall'inizio dell'anno. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati del Chicago Board of Trade (Cbot), il punto di riferimento delle contrattazioni internazionali, anche se in Italia i prezzi restano però sui livelli più bassi degli ultimi venti anni.

A far risalire le quotazioni mondiali sono - sottolinea la Coldiretti - le previsioni di un calo del raccolto dovuto alle alte temperature e alla mancanza di precipitazioni in Russia ed in Paesi come l'Ucraina ed il Kazakistan, mentre nei Paesi dell'Est Europa come Bulgaria, Ungheria e Romania è stato invece l'eccesso di pioggia a compromettere la stagione.

In Italia si è verificato un calo delle superfici coltivate dell'1% per il grano duro destinato alla produzione di pasta e del 5% per quello tenero per il pane secondo il bollettino Agrit del Ministero delle Politiche agricole, determinato però dai bassi prezzi riconosciuti ai coltivatori che sono scesi - sostiene la Coldiretti - al di sotto dei costi di produzione. Secondo i dati Ismea la campagna 2008/09 si è conclusa con prezzi all'origine diminuiti rispetto a quella precedente, del 41% per il grano duro.

Un chilo di grano che è venduto in Italia su valori simili a quelli di venti anni fa ad un prezzo di circa 16 centesimi per effetto - continua la Coldiretti - delle speculazioni favorite anche dalla possibilità di spacciare come Made in Italy la pasta ottenuta dal grano importato dal Messico, Turchia o Kazakistan come purtroppo spesso accade.

Il risultato è che un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero ma i consumatori non lo sanno e per questo la Coldiretti chiede che venga indicata in etichetta l'origine del grano utilizzato.