La coltivazione del grano duro è strategica per tutta l'agricoltura italiana, ma è a rischio per la costante riduzione dei margini di redditività che ormai da alcuni anni mette a dura prova la tenuta delle imprese agricole del comparto. Secondo dati Ismea, il grano duro sul mercato nazionale viene in media pagato circa 154 euro a tonnellata, mentre solo un anno fa il prezzo sfiorava i 210 euro. Il crollo delle quotazioni supera quindi il 26%, a fronte di una diminuzione dei costi di produzione che non va oltre il 4%. Cifre che evidenziano la flessione dei profitti e, conseguentemente, dei redditi dei cerealicoltori. Inoltre, l'andamento climatico penalizzerà le rese della raccolta di quest'anno e Confagricoltura stima un calo delle produzioni del 2,7% rispetto al 2009.

I gravi problemi di questo settore, nodale per la filiera agroindustriale italiana sono stati affrontati, a Viterbo, dal presidente nazionale di Confagricoltura, Federico Vecchioni, in conclusione del convegno: 'Agricoltura, dalla crisi al post 2013 con Futuro Fertile'.

"Occorre - ha detto Vecchioni - lanciare un progetto di filiera articolato per il grano duro che parta dall'organizzazione economica del prodotto". La strategia di Confagricoltura si sviluppa su due assi portanti: per la campagna in corso l'obiettivo è organizzare i raccolti aggregandoli in partite il più possibili omogenee, tenendo conto anche del posizionamento logistico e della domanda degli altri operatori della filiera con cui raccordarsi. Per il 2011, invece, Confagricoltura sta già predisponendo contratti di coltivazione che consentiranno di organizzare in anticipo stoccaggi e commercializzazione. Questo sempre d'intesa con i partner della filiera con cui si vanno a stipulare contratti di medio termine a reciproca garanzia di prezzo e di mercato.

"Questa linea ricalca la visione del progetto ‘Futuro Fertile', che - ha spiegato il presidente di Confagricoltura - costituisce di fatto il nostro strumento per lanciare progetti di filiera: concentrare e valorizzare il prodotto e ridurre i costi, sempre facendo massa critica, sia nell'acquisto di mezzi tecnici, sia nella commercializzazione delle produzioni. Il tutto con una struttura leggera, articolata, presente sul territorio e veramente rappresentativa dei vari comparti agricoli".

Oltre a questa azione commerciale, già operativa attraverso una società privata indirizzata al mercato, c'è il 'pilastro' politico di 'Futuro Fertile', che richiede una serie di interventi sul corpus legislativo del settore, dalla semplificazione burocratica al riordino fondiario, all'assunzione di manodopera alla diversificazione produttiva nel campo delle energie da fonti rinnovabili.

Ma ci sono anche misure urgenti da proporre a Bruxelles nell'ambito della Politica agricola comune: "La pesante situazione di mercato del grano duro nazionale deriva da una sovrabbondanza di stock - ha sottolineato Vecchioni - e la pressione ribassista si farà sentire subito dopo il nuovo raccolto, quando gli operatori esteri con grande disponibilità di prodotto tenteranno di saturare il mercato con la loro merce. Per questo Confagricoltura, assieme al Coordinamento cereali, ha proposto di chiedere alla Commissione europea di attivare uno stoccaggio privato straordinario di un milione di tonnellate di grano duro, finanziato dalle risorse comunitarie. Si avrebbe così uno strumento efficace per calmierare l'eccesso di offerta senza ulteriori ribassi nelle quotazioni".