“La programmabilità, riconosciuta dalla Sen come caratteristica primaria da perseguire da parte del sistema energetico italiano, è uno dei maggiori punti di forza del gas rinnovabile, che promette di raggiungere entro il 2030 volumi pari a 10 miliardi di Nm3, Normal metro cubo, di cui 8 da matrici agricole, pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale. Inoltre – aggiunge Gattoni – gli impianti di biogas e biometano sono altamente complementari con le altre rinnovabili, poiché consentono di assorbire i picchi produttivi delle Fer intermittenti (eolico e solare), e di trasformare l’energia elettrica in eccesso, quindi non stoccabile, in gas naturale rinnovabile, attraverso il processo di power-to-gas”.
Il biometano può essere immesso nella rete del gas, riutilizzato per la generazione elettrica o termica, sfruttato in processi industriali o impiegato come biocarburante avanzato nei trasporti, soprattutto in quelli pesanti e di difficile elettrificazione come quelli navali. “Usato come biocarburante avanzato – chiarisce Gattoni –, il biometano potrà favorire la decarbonizzazione del parco circolante degli autoveicoli con alimentazione a metano, che si stima in 1 milione di mezzi in Italia, senza contare le potenzialità delle riconversioni dei motori diesel in dual fuel. Dunque un’opzione immediatamente disponibile e a costi contenuti”.
“Grazie anche all’emanazione del recente decreto biometano, si calcola che la filiera italiana del biometano potrà operare una crescita notevole entro il 2030 – precisa Gattoni citando dati Althesys –, creando oltre 21mila nuovi posti di lavoro e producendo un totale di 85,8 miliardi di euro di ricadute economiche positive, di cui 17,7 miliardi di euro nell’uso elettrico, 15 miliardi di euro nel settore dei trasporti e 53,1 miliardi di euro grazie all’immissione nella rete. Affinché questo enorme potenziale possa essere messo a disposizione dell’intero sistema paese – chiarisce Gattoni – occorre preservare il patrimonio costituito dagli oltre 1.500 impianti a biogas installati sul territorio nazionale che equivalgono a oltre 1.200 MW di potenza e a circa 7 TWh di energia, dando alle aziende un orizzonte di sicurezza anche oltre il 2023. Auspichiamo, dunque, un’accelerazione dell’iter di approvazione del decreto Fer 2, che, confidiamo, fornirà alle aziende della filiera un quadro normativo certo, necessario per pianificare le attività nei prossimi anni, per preservare l’occupazione e per programmare i necessari investimenti”.
“Il decreto Fer 2 – conclude Gattoni – è tanto più necessario in quanto la trasformazione del biogas in elettricità rinnovabile potrà contribuire al soddisfacimento del fabbisogno di elettricità che si determinerà con il diffondersi della mobilità elettrica privata, dai 5 ai 16 TWh di energia al 2030 secondo una recente stima di Terna”.
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