La birra artigianale in Italia conta circa 550 milioni di litri prodotti ogni anno, con un crescente interesse nei confronti di una produzione che sia 100% "made in Italy". Ad oggi, l'anello più debole per la costruzione di questa filiera agricola totalmente nazionale è sicuramente la coltivazione del luppolo.

Al fine di valutare la possibilità di coltivare il luppolo nei nostri ambienti, nel 2011 è iniziata l'attività di ricerca all'interno del dipartimento di Scienze agrarie e forestali (Dafne) dell'Università degli studi della Tuscia con la costruzione di un luppoleto sperimentale.
L'attività di ricerca ha consentito di raggiungere traguardi importanti per quanto riguarda i seguenti aspetti: caratterizzazione fenologica di genotipi selvatici e coltivati, individuazione di varietà ben adattate alle nostre condizioni pedo-climatiche e con livelli produttivi e qualitativi significativi, determinazione di produzioni collaterali a quella dei coni, analisi economica della coltivazione.

I risultati sono consultabili negli articoli pubblicati in riviste scientifiche e divulgative a copertura nazionale e internazionale (Rossini et al., 2016; Rossini et al., 2017; Ruggeri et al., 2018), negli atti dei convegni nazionali della Società italiana di agronomia (Bologna, 2015; Perugia, 2019), in tesi di laurea discusse all'interno dell'Università degli studi della Tuscia e dell'Università di Bologna.

Al fine di garantire un'identità all'attività di ricerca e per unire gli sforzi degli imprenditori italiani che producono, o vogliono produrre luppolo, è stato registrato il marchio "Luppoleti Italiani" (Foto 1).

Marchio 'Luppoleti Italiani'
Foto 1: Il marchio "Luppoleti Italiani" che rappresenta la collaborazione tra mondo scientifico e aziendale per lo sviluppo della filiera del luppolo in Italia

L'attività del brand è quella di convergere i vari sforzi del mondo della ricerca e creare un "luogo" in cui questo know how possa essere trasferito al mondo dell'imprenditoria agricola italiana. Il trasferimento avviene mediante consulenza diretta sulla fattibilità di un progetto di coltivazione e assistenza durante la coltivazione vera e propria. In questo modo il comparto scientifico può accrescere il suo bagaglio di dati da elaborare, mentre il mondo imprenditoriale può ricevere informazioni fondamentali per l'avvio e la gestione della coltivazione, altrimenti di difficile reperimento. Grazie a questa collaborazione, si è identificato un itinerario tecnico da applicare a seconda della tipologia e delle esigenze delle singole realtà aziendali.

Per maggiori informazioni visita le pagine Facebook e Instagram o scrivi a questo indirizzo e-mail: luppoleti.italiani@gmail.com.

Ad oggi, l'attività del marchio vede coinvolte, oltre ad alcuni docenti del dipartimento di Scienze agrarie e forestali (Dafne) dell'Università degli studi della Tuscia, cinque realtà produttive nel Centro-Nord Italia con diverse estensioni, diversi livelli di intensificazione del sistema colturale e diversi obiettivi produttivi; un'azienda di impiantistica per la fornitura e realizzazione razionale di sistemi di allevamento.

Dall'esperienza di ricerca e da quella produttiva di aziende reali (birrifici e aziende agricole) emerge che in Italia il luppolo si può coltivare con buoni livelli produttivi e qualitativi fin dal primo anno di impianto, anche in regime di coltivazione sostenibile (Foto 2).

Particolare dei coni (Var. Chinook), presso l'azienda del Birrificio Oltremondo, Terre Roveresche (Pu)
Foto 2: Particolare dei coni (Var. Chinook), presso l'azienda del Birrificio Oltremondo, Terre Roveresche (Pu)

Rimangono, comunque, criticità importanti che riguardano la tipologia del sistema di allevamento (gestione di una coltura a 6-8 metri da terra ed elevato investimento iniziale), il controllo delle avversità biotiche in regime di coltivazione biologica e l'assenza di strutture e macchinari specifici soprattutto in fase di raccolta e post-raccolta (Foto 3).

Raccolta in campo presso l'azienda Casale della Mandria, Lanuvio (Rm)
Foto 3: Raccolta in campo presso l'azienda Casale della Mandria, Lanuvio (Rm)

Articoli da consultare
  • Rossini F., Loreti P., Provenzano M.E., De Santis D., Ruggeri R., 2016. Agronomic performance and beer quality assessment of twenty hop cultivars grown in Central Italy. Italian Journal of Agronomy, 11:180-187.
  • Rossini F., Coletta A., De Santis D., Ruggeri R., Verri G., Loreti P., 2017. Il luppolo, nuova opportunità per l'agricoltura italiana. L'informatore Agrario, 37: 51-54.
  • Ruggeri R., Loreti P., Rossini F., 2018. Exploring the potential of hop as a dual-purpose crop in the Mediterranean environment: shoot and cone yield from nine cultivars. European Journal of Agronomy, 93: 11-17.

Le aziende coinvolte
  • Agriturismo "Casale della Mandria" Via Mediana Bonifica Campoleone Cisterna, n. 23, 00075 - Campoleone (Lanuvio) Roma, Tel. e Fax +39 06 93748540, info@casaledellamandria.it.
  • Società agricola del Parco S.S. Via Mameli 41, Abbiategrasso (Mi), Tel. 029466781, info@birradelparco.com.
  • Birrificio Oltremondo Via Borgo Duca 11 61030 Terre Roveresche (Pu), Tel:+39 392 8004103, info@birraoltremondo.it.
  • Boerboel Birra prodotta dall'azienda agricola Aga. Via Quinzia, 101 02030 - Poggio San Lorenzo (Rieti), Tel. 333 5221014, giuseppe.agamennone@gmail.com.
  • Madre Terra cooperativa agricola sociale, Località La Cascinetta, 1 - Zinasco Vecchio - 27030 (Pv), Tel: 03 8291289, ortomadreterra@gmail.com.
  • Valente srl, soluzioni tecniche per vigneti e frutteti, Via Luigi Galvani, 2/4, 35011 Campodarsego Pd, valente@valentepali.com.
 

di Francesco Rossini, Paolo Loreti, Roberto Ruggeri, dipartimento di Scienze agrarie e forestali, Università della Tuscia, Viterbo


Ringraziamenti
L'articolo rientra nell'attività svolta nell'ambito del Progetto 'Safe-Med' finanziato al dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell'Università degli studi della Tuscia dal Miur (legge 232 del 2016 - dipartimento di eccellenza).

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