Definita nella “norma” l’offerta dopo una stagione 2015 particolarmente generosa: la produzione commercializzabile dovrebbe collocarsi appena oltre le 450mila tonnellate, il 19% in meno dello scorso anno, l’1% in più sulla media 2012-2014.
La superficie coltivata in Italia nel 2016 è di circa 24.350 ettari in produzione, l’1% in più del 2015; le aree risultano stabili in Piemonte (dove per la prima volta ha fatto la sua comparsa l’asfissia radicale che tanti danni sta arrecando nel Veronese) ed Emilia Romagna, in calo in Veneto e in aumento nel Centro-Sud.
Nel dettaglio, in Piemonte è atteso un calo del 9% con una flessione delle rese del 10%.
In Veneto soffre la provincia più vocata, quella veronese anche se gli impianti esenti da asfissia presentano una produzione tutto sommato buona con rese solo lievemente inferiori a quelle raggiunte nella passata. Escludendo gli impianti “morti”, circa 70 ettari sono valutati in forte sofferenza e presentano una produzione scarsissima, pari al 25% del potenziale; altri 270 ettari sono stati considerati in media sofferenza, al 50% del potenziale. La superficie improduttiva nel 2016 raggiungerà i 433 ettari, 200 in più del 2015. Il calo delle superfici (del 20% circa), ha sottolineato Bosi, è imputabile in primo luogo alla moria e poi alla minore entrata di impianti giovani. Fatto sta che l’offerta della provincia veneta è stimata inferiore del 26% rispetto al 2015.
Produzione giù del 14% in Emilia Romagna, dove le superfici appaiono costanti rispetto al 2015 con una flessione nelle province di Bologna e Ferrara. La resa unitaria attesa nel ravennate è in calo del 15% per un minore numero dei frutti, mentre nella provincia di Forlì-Cesena appare in linea con quella 2015.
In netto calo il Lazio (-32% i volumi, -36% le rese, stando ai dati Cso Italy), dove gli impianti presentano un numero di frutti nettamente inferiore rispetto allo scorso anno, caratterizzato da forte carica ma calibro medio molto contenuto. Segnalata una cattiva impollinazione.
In aumento del 5% le aree. Nella stima delle superfici in produzione, è stato tenuto conto della significativa presenza dei nuovi impianti di varietà gialle, entrati quest’anno in produzione.
Nelle altre regioni, rese e produzioni in picchiata in Friuli (rispettivamente -20% e -19%) associate a superfici in leggera espansione (+1%); superfici costanti e rese in discesa (-5%) in Lombardia; in Calabria si conferma l’espansione delle superfici (+15%) grazie alla entrata in produzione degli impianti (di kiwi giallo e verde) messi a dimora, a fronte di rese in flessione del 30% rispetto a quelle dello scorso anno con, inoltre, previsioni di pezzatura non eccellente; incremento delle superfici in produzione del 5% circa in Campania con rese unitarie in calo del 15% sulla passata stagione; in Basilicata, infine, salgono le superfici con un un calo delle rese del 25% sul 2015.
Import in calo
Il prodotto estero in entrata risulta in lieve contrazione, stando alle rilevazioni di Cso Italy: il 70% circa arriva in controstagione, in estate, da Cile e Nuova Zelanda. Nel primo semestre 2016 si è registrato un calo del 7% dei volumi rispetto allo stesso periodo 2015 soprattutto per i minori “ingressi” del mese di giugno.
Esportazioni sempre più dinamiche
Il kiwi rappresenta uno dei frutti più esportati, con circa il 70% del quantitativo prodotto in Italia annualmente indirizzato al di fuori dei confini. In prepotente ascesa nel 2015-2016 i volumi spediti Oltralpe, che hanno sfiorato le 400.000 tonnellate (+21% sulla stagione precedente, in linea con l’andamento produttivo) facendo segnare un nuovo record.
In progressiva espansione il volume dell’export verso i Paesi extra-Ue: nel corso dell’ultima campagna commerciale sono arrivati a rappresentare il 36% del totale contro i poco più del 25% di cinque anni fa.
In generale, ha messo in rilievo Bosi, è atteso nel breve-medio periodo un incremento di produzione da parte italiana ma aumenteranno anche i volumi espressi dai competitori esteri, sia nell’Emisfero Nord (Grecia in primis) che a Sud (Nuova Zelanda) con una sempre più accesa concorrenza per la collocazione del prodotto sui mercati.
Importante, dunque, per Cso Italy, continuare l’espansione verso le destinazioni estere senza tralasciare il mercato italiano, così come sarebbe altrettanto importante cercare di gestire gli investimenti futuri, di tutti i grandi paesi produttori, per mantenere in equilibrio l’offerta e la domanda.
La produzione degli altri Paesi dell'Emisfero Nord
Sopra la slide che riporta il quadro produttivo dell'Emisfero Nord: in calo, insieme all'Italia, Portogallo e Spagna; stabile la Grecia. L'Europa nel complesso fa segnare un -13%. Segno positivo per gli Stati Uniti: +20%.
Psa sotto controllo
Nell’occasione si è parlato anche della Psa, che nel complesso appare più controllabile anche se è indispensabile non abbassare la guardia. Fino al 2014, la batteriosi ha contenuto il potenziale produttivo di molti Paesi; ora si assiste però ad una ripresa importante non solo in Italia, ma anche in Nuova Zelanda e Grecia, in continua crescita.
Preoccupa la cimice asiatica
Del problema legato alla cimice asiatica nel veronese ha parlato Lorenzo Tosi di Agrea: "una nuova minaccia per combattere la quale stiamo valutando diverse strade", ha spiegato. La cimice asiatica avrebbe attaccato meli, peri e kiwi nel Basso Veronese, a Villafranca, Valeggio, Soave e altre zone limitrofe con effetti pesanti. E ora c'è il timore di una propagazione.
La sfida qualità
Altra sfida, quella della qualità: "Chi ha un buon prodotto potrà avere soddisfazioni, in questa stagione, ma bisogna puntare sempre più sulla qualità perché a livello globale si va verso un riequilibrio tra domanda e offerta", ha detto a inizio lavori il presidente del Consorzio di tutela del kiwi veronese Fausto Bertaiola.
Autore: Mirko Aldinucci
Copyright 2016 Italiafruit News
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Italiafruit