La produzione nazionale 2016 di frumento duro si situa in oltre 5,5 milioni di tonnellate, il livello più elevato registrato nel corso dell’ultimo decennio. Sono le stime di Italmopa, l'Associazione di categoria aderente a Confindustria che rappresenta l’Industria molitoria italiana, che specifica in una nota che si tratta di un raccolto quantitativamente consistente frutto, in particolare, delle eccezionali rese registrate in Puglia.
 
"Un raccolto nazionale 2016 di frumento duro abbondante, ma pur sempre inferiore alle esigenze quantitative dell’Industria molitoria, e che presenta qualche lacuna dal punto di vista qualitativo - sintetizza Ivano Vacondio presidente Italmopa, che aggiunge - la riduzione delle quotazioni del frumento duro registrate in questa prima fase post raccolto è la conseguenza dell’esito del raccolto nazionale ma anche dell’abbondanza della produzione internazionale da un lato e del preoccupante rallentamento della domanda proveniente dall’Industria pastaria dall’altro lato".

In alcune zone produttive si è verificato un deterioramento della qualità della materia prima a causa delle condizioni climatiche avverse registrate nel corso della fase iniziale del raccolto; il tenore proteico, considerato il principale parametro qualitativo del frumento, risulta mediamente inferiore alle iniziali aspettative e alle richieste dell’Industria molitoria. Questo aspetto imporrà all’Industria molitoria di approvvigionarsi con grani esteri proteici, particolarmente costosi, per poter rispettare i capitolati di acquisto semola dell’Industria pastaria.
 
Cosimo de Sortis, presidente della sezione molini a frumento duro Italmopa  spiega che: "La situazione è socialmente e economicamente allarmante per il mondo agricolo, ma fortemente preoccupante per la stessa Industria molitoria, tenuto conto che l’attuale livello dei prezzi del frumento duro rischia di disincentivare la produzione in molte aree produttive, accentuare il deficit produttivo nazionale rispetto al fabbisogno dell'Industria molitoria, svalutare le scorte della stessa Industria e depauperare il prodotto semola, frutto dell’impareggiabile capacità dei nostri mugnai a selezionare e trasformare le migliori varietà di frumento duro".
 
Il presidente Vacondio conclude: "Una valorizzazione del frumento duro nazionale è una conditio sine qua non per preservare e restituire la giusta dignità all’intera filiera nazionale frumento duro, fiore all’occhiello dell’agroalimentare nazionale. Una valorizzazione che non può tuttavia essere circoscritta al solo concetto di origine della materia prima frumento che, sistematicamente e spesso impropriamente, tende ad essere erroneamente proposto come l'unico fattore rappresentativo della qualità tecnologica e sanitaria della materia prima. Da qui la nostra richiesta di adozione di un Piano cerealicolo nazionale contenente misure e azioni atte a perseguire l’obiettivo di un indispensabile sviluppo della competitività delle filiere nazionali frumento duro e frumento tenero e di tutti gli attori che le compongono".