Le ultime rilevazioni Ismea lasciano temere effetti duri sul frutteto estivo della regione, dopo che la partenza, a fine giugno, era sembrata promettente e con prezzi ben intonati. Al capezzale della frutticoltura della Campania arrivano non pochi suggerimenti, perché prodotti nutraceutici e oli essenziali a parte, AgroNotizie ne ha dato conto di recente, resta forte il tema del mercato tradizionale, quello legato al consumo del prodotto fresco, o magari trasformato in succhi, marmellate e polpe.
Che serva più aggregazione dell’offerta è ormai un dato di portata generale e certo: a Caserta, il 9 luglio scorso, Ismea rileva per le albicocche un prezzo medio all’origine di 40 centesimi al chilo, in calo del 20% sulla settimana precedente. Con due prodotti di punta della frutticoltura campana sotto stress come nettarine bianche e pesche bianche, entrambe inchiodate a 45 centesimi ed in calo del 18,20 % sulla settimana precedente. Mentre a Salerno, oggi, Ismea rivela le albicocche a 70 centesimi, benchè in risalita del 55% sulla settimana precedente. Mentre a Napoli soffrono le pere estive: il prodotto migliore si attesta a 45 centesimi e accusa un calo del 18,2% sull’ottava precedente.
E se per le albicocche Michele Pannullo, presidente di Confagricoltura Campania e frutticoltore, aveva sostenuto due settimana fa la necessità di una profonda innovazione varietale per precedere le ondate di frutti di importazione, sulle pesche si allinea Pietro Ciardiello, direttore della cooperativa Sole, attiva nel casertano, “Il comparto peschicolo italiano deve avviare una riflessione, ci sono problemi di volumi, di qualità e di innovazione”, dice Ciardiello a ItaliaFruit News. “Alcune varietà e tipologie d’impianto sono destinati a scomparire in maniera fisiologica perché non c'è più domanda – continua Ciardiello, che aggiunge - bisogna cambiare registro, migliorare la produzione made in Italy, scegliere una strategia diversa da quella spagnola basata sulla quantità. Continuando così, faremo danni alla filiera e al mercato. Quando non c’è innovazione è naturale cedere il passo. Va avviato il percorso già iniziato dalla fragola che ha saputo ritagliarsi nuovi spazi interessanti”.
Nel frattempo, la cooperativa Sole, per ovviare al crollo della domanda interna, è riuscita a controbilanciare con l’export. Ma ci sono altre vie d’uscita? Per sfuggire alla volatilità della domanda, fortemente influenzata dal clima, uno stabilizzatore è l’industria di trasformazione.
Oswald Zuegg dice: "Una piattaforma dedicata all'agroalimentare è il futuro e va nella direzione di trasformare l'agricoltura in industria". L'azienda, con sede a Verona, ha cominciato ad acquistare terreni abbandonati in provincia di Avellino ripristinando le colture tradizionali del territorio in modo da valorizzare i terreni e produrre frutta di qualità pronta per finire nei brick di succhi e nelle marmellate.
La Zuegg comprerà il prossimo anno quaranta ettari di terreni in provincia di Avellino. Il comparto "Sud" dell'azienda veronese ha messo radici a San Mango sul Calore e conta già 440 dipendenti tra quelli in fabbrica e quelli impegnati nella coltivazione. Una produzione che oggi è mirata agli integratori per gli sportivi ed alle marmellate, ma che ben presto si allargherà ancora. Diverse qualità di albicocche, ciliegie, pere, fragole e fichi si adattano meglio ai terreni irpini. Il gruppo Zuegg, che ha appena inaugurato la nuova ala dello stabilimento in provincia di Avellino, ha annunciato l'acquisto di altre strutture industriali in stato di abbandono per ingrandire ulteriormente la presenza sul territorio.
Un investimento che avrà bisogno anche dell'impegno degli enti locali per il potenziamento della logistica in modo da permettere al polo agroalimentare di poter ulteriormente crescere nelle sue potenzialità di sviluppo. L'obiettivo annunciato dalla Zuegg è quello di aumentare il fatturato del 10% entro il prossimo anno. L'obiettivo, fanno sapere dalla Zuegg, "è quello di fare in Irpinia il frutteto del mondo".
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Autore: Mimmo Pelagalli