Da un recente studio del Cpvo-Ufficio Comunitario delle Varietà Vegetali è emerso che il numero delle registrazioni europee di nuove varietà vegetali è cresciuto notevolmente negli ultimi anni: dalle 1.458 varietà protette del 1996 alle 21.576 del 2013. Solo nella seconda metà del 2013 si è registrato un incremento del 10% del numero delle domande di registrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La maggiore parte delle richieste nell’UE provengono da Olanda, Francia, Germania e Danimarca, mentre l’Italia si aggiudica la quinta posizione con 102 domande di registrazione nel 2013.
I dati del primo bimestre 2014 confermano il trend dell’anno precedente con l’aumento costante delle domande concernenti le nuove varietà ornamentali e agricole (rispettivamente +57,6% e +23,9%), mentre ancora debole si dimostra l’incremento segnato nel settore ortofrutticolo (18,5%).
Abbiamo chiesto a Vincenzo Acquafredda, avvocato nello Studio Trevisan & Cuonzo, di parlarci dei brevetti vegetali e di approfondirne alcuni aspetti.
Quali sono le principali linee guida in fatto di protezione del diritto intellettuale sulle nuove varietà?
“Dal punto di vista normativo la tutela delle nuove varietà vegetali è articolata e posta su più livelli - spiega l’avvocato Vincenzo Acquafredda -. Il sistema di protezione delle varietà vegetali nasce su iniziativa dell’Upov-Convenzione internazionale per la protezione delle novità vegetali, la cui ultima versione risale al 1991. L’Unione Europea è intervenuta in materia attraverso il Regolamento 2100/94, concernente la privativa comunitaria per i ritrovati vegetali. Questo Regolamento ha introdotto un unico titolo di protezione nel territorio dell’Unione Europea, senza sostituire la privativa nazionale, ma limitandosi a vietare un doppio titolo di protezione (a livello nazionale ed europeo) con riferimento ad una stessa varietà vegetale.
A livello nazionale, invece, la disciplina introdotta con il D.lgs. 455/1998 è confluita nel codice della proprietà industriale (artt. 100-116 c.p.i.), configurando una base normativa completa per il riconoscimento e la protezione delle nuove varietà vegetali”.
In Europa è la Francia a trainare il microcosmo delle nuove varietà vegetali,
le cui imprese investono 220 milioni di €/anno in ricerca
“La crisi che negli ultimi anni ha investito il comparto agricolo trova il giusto contrappeso nello sviluppo e nella protezione di nuove varietà vegetali. Dalle ultime statistiche del Cpvo emerge una bassa percentuale di domande per ottenere la privativa nel settore ortofrutticolo (pari al 20% del totale delle domande). Questo dato ci porta ad individuare tre azioni fondamentali per invertire il trend negativo e rilanciare il settore agricolo e ortofrutticolo. Prima di tutto occorre che gli operatori della filiera ortofrutticola acquistino piena consapevolezza dei numerosi ed efficaci strumenti normativi a disposizione per ottenere il massimo livello di protezione e il costante sfruttamento dei diritti.
Inoltre, è parimenti essenziale la ricerca e lo sviluppo di nuove varietà vegetali. Questa fase ha necessità di risorse finanziarie che le imprese attive nel settore agricolo possono reperire mediante l’aggregazione per la costituzione di reti d’impresa.
Infine è essenziale il rafforzamento dei presidi di tracciabilità lungo tutta la filiera, per garantire il controllo del prodotto e rafforzare la fiducia dei costitutori nella reale protezione di cui possono avvalersi”.
Parliamo di “Made in Italy”. Come la protezione delle nuove varietà può aiutare la valorizzazione dei nostri prodotti e la loro tutela nel mondo?
“Quando parliamo di 'Made in Italy', oltre alla moda, il primo richiamo che viene alla mente è quello relativo all’agroalimentare. Evidentemente la forza di questo settore trova una solida base nella qualità dei prodotti agricoli e nelle varietà vegetali capaci di attribuire il 'quid pluris' necessario a connotare di specialità i prodotti italiani rispetto a quelli di altri competitors internazionali.
Tutto questo necessità però di una forte sensibilità al tema della tutela delle varietà vegetali, in termini di privativa e tracciabilità. La privativa deve essere considerata il mezzo di cui i costitutori possono servirsi per tutelarsi da riproduzioni illegali o contraffazioni ed ottenere risorse finanziarie attraverso le licenze concesse agli agricoltori, così da poter di sostenere i costi della ricerca varietale.
Ma, soprattutto, la tutela di nuove varietà vegetali presenta l’enorme vantaggio di consentire la tracciabilità su tutta la filiera alimentare, partendo dall’unità minima (ossia il seme) per poter fornire garanzia e sicurezza all’intero pubblico dei consumatori sulla genuinità del prodotto finito. Solo attraverso l’investimento in nuove varietà vegetali e la relativa tutela si può assicurare la giusta competitività anche al settore agroalimentare”.
Per consultare il materiale d'approfondimento sulla tutela delle varietà vegetali con i dati dell'Upov e del Cpvo scarica la scheda allegata (in alto a destra).