Qual è il bilancio della produzione melicola 2013?
"Per quanto ci riguarda, siamo tornati a quella che è la produzione media del Consorzio Val Venosta, pari a 350 mila tonnellate. Nella stagione scorsa ci era mancato circa un 20% del volume totale a causa del freddo primaverile (nel 2012 il conferimento era stato di 283.800 tonnellate). Quest’anno, nonostante i frutti siano di calibro più piccolo del solito, possiamo ritenerci soddisfatti. Questi volumi corrispondono alla nostra normale capacità produttiva. La qualità è molto buona, quindi saremo in grado di servire i nostri clienti fino a settembre 2014".
A proposito di mercati, vendite e trend produttivi, è possibile scattare una fotografia del comparto a livello italiano ed europeo?
"Il settore melicolo nazionale è fortemente concentrato nella Regione Trentino-Alto Adige, che rappresenta con le sue 4 maggiori realtà circa il 70% dell'intero prodotto italiano. Se aggiungiamo le produzioni di Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna abbiamo un quadro sostanzialmente completo. Ognuna di queste aree ha le sue peculiarità. Nei prossimi anni vedo uno spostamento verso varietà gestite attraverso i 'Club', per fare innovazione e cercare di intercettare nuovi consumi. Dal punto di vista del miglioramento genetico credo che la tipologia bicolore sia quella di maggiore prospettiva. Si segnala che in Europa la Polonia sta progressivamente migliorando la propria produzione: sta diventando un forte competitor su diversi mercati, in primis la Russia. Sui mercati europei 'tradizionali' invece resta la Francia il primo competitor. Ha una gamma varietale simile alla nostra, infatti, ma con un numero di aziende molto maggiore ed un quadro più frammentato".
Interessante è l'apertura di nuovi mercati e di nuovi consumatori. Quali sono sono i Paesi maggiormente interessati dall'export?
"L’apertura di nuovi mercati è senza dubbio una delle chiavi per garantire il futuro dei nostri soci. Esportiamo circa metà della nostra produzione e siamo storicamente presenti in tutti i maggiori mercati. Ovviamente la gran parte dell’export riguarda i Paesi europei, ma la quota di prodotto indirizzato ai Paesi terzi (principalmente Nord Africa, Medio Oriente e Russia) è crescente e riveste sempre maggiore importanza".
Quali sono le principali linee guida in fatto di sperimentazione e ricerca di nuove varietà?
"Nella ricerca di nuove varietà ci appoggiamo ad organismi specializzati come il Centro di sperimentazione agraria e forestale Laimburg, il Consorzio di innovazione varietale SK Südtirol ed il Consorzio Nova Mela. Siamo sempre alla ricerca di nuove varietà adatte alla nostra zona di produzione. Gli aspetti più importanti nella valutazione di nuove varietà sono: facilità nella coltivazione, accettazione dalla rete distributiva e gradimento da parte del consumatore finale. Guardando al futuro, lo sviluppo della melicoltura altoatesina sta seguendo con grande attenzione alcuni temi: sperimentazione di mele a polpa rossa, ricerca di mele a pezzatura ridotta formato 'snack', mele resistenti a patologie e quindi a ridotto impatto ambientale, nuovi ibridi a buccia gialla".
Cosa ci si aspetta per il futuro?
"Personalmente sono ottimista. Tutti i macro-trend, quali ad esempio l’evoluzione della popolazione mondiale ed il crescere della classe media nei Paesi extra-europei, ci dicono che nuovi consumatori si stanno affacciando sul mercato. Dobbiamo essere noi bravi ad intercettare queste possibilità. Il mercato italiano resta il più importante, anche se ormai è stabile e saturo. Questa situazione ci obbliga a guardare sempre più lontano. Ovviamente tenere un orizzonte ampio non è semplice e richiede tecnologia, investimenti, flessibilità, e le giuste risorse umane (senza le quali non potremmo dare il servizio necessario). Sarà sempre più difficile mantenere l’eccellenza ma stiamo lavorando da anni in questa direzione, e ci riusciremo".