Uno dei comparti della filiera orticola di enorme rilevanza è quello sementiero, che in Italia “vale” 180 milioni di Euro. Ma il vero grande valore deriva dal fatto che se il seme è di qualità, anche la produzione sarà di qualità, se sementi e piantine sono scadenti, sui banchi di vendita e quindi sulle tavole degli italiani (e degli stranieri: non dimentichiamo che esportiamo oltre 950.000 tonnellate di ortaggi freschi) la qualità lascia a desiderare.
Il biologico vede l’Italia leader in Europa con circa 50mila aziende e oltre un milione di ettari coltivati (comprendendo anche frutta e seminativi, cereali e vite).
L’incontro vuole essere molto operativo e portare alla conoscenza di operatori e studiosi, agricoltori e buyers risultati tangibili ottenuti sperimentando in campi di aziende agricole. Quindi è un’occasione importante per ricevere indicazioni su nuove pratiche agronomiche e di difesa (va ricordato che il biologico tende a trovare l’equilibrio naturale, ma non può esimersi dall’utilizzo di tecniche di difesa).
Si potrà assistere ad una carrellata di esperienze e di risultati concreti compiuti in varie parti d’Italia (dal Piemonte all’Emilia), da diversi organismi tecnico-scientifici (dalle Università al Cnr, dal Cra al Crpv) e su varietà diverse (dal cavolfiore alla lattuga, dal peperone al pomodoro da mensa).
Lo scopo è quello di proporre varietà sempre più resistenti agli attacchi dei parassiti. Come si potrà comprendere dall’esposizione del Progetto Simbioveg, che coinvolge più Regioni per analizzare come in rapporto alla composizione del terreno si possano ridurre gli interventi di concimazione per il Biologico. Si pensi che in 4 zone si sono avuti solo 2 trattamenti per lattuga e finocchio e nessuno su melone, fagiolino.
In una parola, si vogliono fornire elementi per aumentare il reddito dei produttori riducendo i costi ed elevando la qualità per affrontare meglio il mercato.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: CesenaFiera