La crisi della risicoltura nazionale pesa anche sulle imprese agromeccaniche, che negli anni hanno investito risorse ingenti in mezzi, macchine da raccolta e tecnologie per la coltura del riso. Macchine che rischiano di diventare ferro vecchio, senza terminare la fase di ammortamento e con lo spettro di non tornare più utili per l’abbandono dell’indirizzo risiero da parte delle imprese del Nord”.

Lo afferma il presidente di Confai, Leonardo Bolis, che sollecita il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, a chiedere l’applicazione della clausola di salvaguardia in sede comunitaria.

In questa fase in cui le importazioni a dazio zero del riso dal Sud Est asiatico sono aumentate del 754% in pochi mesi – continua Bolis – dobbiamo rinsaldare le fila e ritrovare quell’unità che il mondo agricolo, purtroppo, da tempo fatica ad esprimere”.

Secondo le stime di Confai, i redditi delle imprese di meccanizzazione agricola che operano nel mondo del riso potrebbero subire un calo nel 2014 intorno al 20 per cento. Con le prospettive, però, di subire un contraccolpo più pesante con la campagna successiva.

La situazione è estremamente complessa – afferma il coordinatore nazionale di Confai, Sandro Cappellinima ritengo che sul piano politico, dal ministero alla Regione Lombardia con l’assessore all’Agricoltura Gianni Fava, ci sia l’impegno per non cancellare i 216mila ettari coltivati a riso in Italia”.

Confai fa presente inoltre il ruolo delle imprese agromeccaniche nella filiera risicola made in Italy. “Abbiamo macchine e strumenti in grado di monitorare in tempo reale la salubrità e la qualità del riso – sottolinea Enzo Cattaneo, segretario alla presidenza di Confai – variabili che confermano l’esigenza di tutelare la filiera italiana”.