Alcune delle controproposte alla riforma della Pac illustrate dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo rappresentano una valida soluzione nell'ottica di norme più semplici e più sostenibili per gli operatori. Meno burocrazia e un minor sacrificio per l'Italia in termini di risorse (da 280 a 230 milioni di euro l'anno di tagli) e di impatto del greening sulle imprese agricole, la cui mancata applicazione significherebbe una perdita del 30% dei contributi, anziché il 100% previsto nel pacchetto di Cioloş.

Secondo Confai si tratta di miglioramenti importanti e questo grazie anche al lavoro del presidente della Commagri Paolo De Castro. Tuttavia, a parere di Confai, altri provvedimenti dovrebbero trovare spazio nella Pac post-2013.

"Molti Stati comunitari correttamente ritengono che i costi sostenuti dall'agricoltore per l'affidamento di servizi agricoli alle imprese agromeccaniche possano correttamente essere conteggiati nel monte dei 300mila euro, limite sopra il quale scattano le cesoie del capping – aggiunge Sandro Cappellini, coordinatore nazionale di Confai –. La direzione non può essere che quella di un'integrazione delle sinergie nel settore primario".

Per il presidente di Confai, Leonardo Bolis, "il rafforzamento della collaborazione fra imprese agricole e agromeccaniche è senz'altro una delle strategie da percorrere per indirizzarsi verso la rotta della redditività".

Dagli ultimi dati diffusi da Eurostat, infatti, fatta 100 la redditività degli agricoltori per i singoli Paesi nel 2005, nel 2011 l'Italia ha segnato un coefficiente di 88.7, nonostante un'accelerazione dei 12 mesi precedenti.

"Preoccupa che in sei anni, mentre la redditività nell'Unione europea è complessivamente cresciuta (passando da coefficiente 100 del 2005 a 119.1 del 2011), indicatori negativi siano stati rilevati nel medesimo periodo per il Lussemburgo, che però ha un'economica basata sulla finanza e per il blocco mediterraneo, che oltre all'Italia comprende Malta, Grecia, Portogallo, Cipro e Spagna", conclude Bolis.