A Bergamo calano gli infortuni in agricoltura, anche se meno rispetto alla media lombarda: questo è il rilievo di fondo mosso da Abia, Associazione bergamasca imprese agricole e agromeccaniche, nell'analisi del trend degli infortuni in agricoltura nell'ultimo decennio.
"Non si può, né si deve abbassare la guardia – afferma Leonardo Bolis, presidente di Abia -. Fino a quando dovremo fare i conti con infortuni sul lavoro e 'morti verdi', per il settore primario sarà una sconfitta".
Secondo gli ultimi dati Inail disponibili, gli infortuni in agricoltura dal 2001 al 2009 sono calati del 39% in Lombardia, regione che presenta una frequenza di eventi dannosi al di sotto della media italiana.
"Nello stesso periodo di riferimento – osserva Enzo Cattaneo, direttore di Abia – in bergamasca gli infortuni sono calati ‘solo' del 24%. Se gli infortuni in agricoltura nella nostra provincia sono calati di più che a Milano e Lecco, hanno fatto però molto meglio di noi Mantova, Cremona e Brescia".
"La generale diminuzione degli infortuni in agricoltura – prosegue Bolis – è stata possibile, oltre che per l'effettiva applicazione delle norme di sicurezza da parte degli imprenditori agricoli, anche grazie ad un sempre maggiore ricorso ai servizi offerti dalle imprese agromeccaniche. In bergamasca, ad esempio, circa il 97% delle operazioni di raccolta e più del 70% delle altre lavorazioni in campo sono svolte proprio dalle imprese che operano 'in conto terzi' con professionalità, specializzazione e mezzi ed attrezzature moderne dotate di sistemi in grado di garantire agli operatori la migliore sicurezza".
Ma la sfida per ridurre ulteriormente gli infortuni prosegue. "Occorre investire sempre più in sicurezza sui luoghi di lavoro – aggiunge Bolis -. Confai ha già rivolto al governo l'auspicio che vengano introdotte specifiche agevolazioni fiscali e contributive per le imprese agricole disponibili ad effettuare investimenti in procedure e apparati di sicurezza di ultima generazione".
Secondo Abia, per un'ulteriore riduzione degli infortuni che porti Bergamo ai livelli delle province più virtuose, bisogna ricorrere ai servizi agromeccanici anche per lavorazioni ad alta specializzazione diverse dalle comuni operazioni di raccolta.
"Un'agricoltura ancor più in outsourcing – conclude Bolis – sarà un'agricoltura più sicura e che forse riuscirà a riformare definitivamente la parte obsoleta del proprio parco macchine, che purtroppo conta ancora almeno 14 mila mezzi con più di dieci anni d'età".
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Fonte: Abia