"Il comparto agromeccanico rischia di doversi assumere di nuovo il ruolo di finanziatore involontario delle aziende agricole, e questo in un periodo in cui l'accesso al credito non è mai stato più difficile". Con questi laconici termini il presidente di Unima, Aproniano Tassinari, ha commentato i bilanci delle tre ondate di maltempo che a partire da maggio hanno colpito l'Italia settentrionale.
"Le ricadute economiche della difficile situazione degli agricoltori sui contoterzisti sono prevedibilmente ingenti. Molte delle lavorazioni effettuate durante tutto il ciclo colturale vengono pagate all'agromeccanico solo dopo il raccolto. È già accaduto che le nostre aziende abbiano difficoltà a riscuotere i propri crediti a seguito di eventi eccezionali, ma in questa occasione corriamo il rischio di non veder rientrare neanche le spese sostenute in gasolio e agrofarmaci. Se da un lato, inoltre, il crollo dei prezzi dei raccolti rovinati metteranno in crisi gli agricoltori, dall'altro la poca disponibilità di prodotti di qualità tra quelli più colpiti, comporterà un incremento delle importazioni e un rialzo dei prezzi, con evidenti ricadute sui consumatori".
La primavera particolarmente fredda e le eccezionali e ripetute precipitazioni stanno riscuotendo un pesante tributo in fase di trebbiatura, attività svolta per oltre il 90% dalle aziende agromeccaniche, che può essere quantificato nell'ordine delle diverse decine di milioni di euro.
Tra le regioni più colpite dai nubifragi di maggio e giugno il Veneto, in cui si è già dovuto declassare all'alimentazione animale una significativa parte del frumento originariamente destinato a quella umana.
"Escludendo i raccolti già persi direttamente a causa di grandine o esondazioni – spiega Gianni Dalla Bernardina, presidente della Fimav (Federazione imprese di meccanizzazione agricola del Veneto) – da un punto di vista quantitativo le produzioni sono nella media. Il problema riguarda fondamentalmente il drammatico scadimento di qualità dei raccolti con la conseguente riduzione dei prezzi per il produttore. Il rischio che gli agricoltori non riescano a coprire i costi di produzione è alto. Rimane da valutare l'impatto che il maltempo avrà sulla vendemmia, che già sappiamo sarà ritardata".
"In Emilia-Romagna la situazione non è rosea, ma poteva andare molto peggio - ha dichiarato Gianfranco Pini, presidente della Federazione Emilia-Romagna imprese agromeccaniche - Le prime grandinate hanno rovinato diversi frutteti e coltivazioni orticolture, danneggiato sia quantitativamente che qualitativamente i frumenti precoci e il grano duro. Tuttavia, abbiamo registrato una presenza di micosi nettamente inferiore a quanto era lecito temere e i frumenti tardivi, così come la colza che ha avuto un inizio difficile, hanno dato risultati insperati. Nella nostra regione l'ultima ondata di piogge ha trovato sui campi solo il mais. Vedremo tra breve se e quanti danni questo avrà subito".
In tutte le aree interessate dal maltempo si è registrata una pessima produzione, sotto ogni punto di vista, della paglia da fienagione, ma è soprattutto in Lombardia, area fortemente vocata all'attività agricola e zootecnica che l'ultima ondata di maltempo ha provocato danni tali da portare alla richiesta di riconoscimento di calamità naturale.
"Dopo piogge, piene alluvionali e trombe d'aria, tornando sui campi abbiamo trovato un paesaggio che ricordava le scenografie di qualche film hollywoodiano sulla fine del mondo – ha commentato Clevio Demicheli, presidente della Federazione Lombarda imprese di meccanizzazione agricola – In alcuni casi c'è da ritenersi fortunati ad avere a che fare con un 'banale' allettamento del raccolto. La valutazione dei danni è ancora in corso, ma certamente la richiesta dello stato di calamità non è stata fuori luogo. Senza un intervento da parte delle istituzioni molte aziende di questa zona potrebbero vedere la fine dei propri giorni".
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Fonte: Unima - Unione nazionale imprese di meccanizzazione agricola