"Un uomo solo al comando: la sua maglia è bianco-celeste e il suo nome è Fausto Coppi!".
Con questa frase, diffusa nell'etere radiofonico, Mario Ferretti esaltò l'impresa compiuta dall'Airone di Castellania sulle salite del Giro d'Italia 1949.

Oggi, a più di mezzo secolo di distanza, cambia il nome del campione e il colore del mezzo utilizzato, ma non cambia il valore dell'impresa. Il primo si chiama Giorgio Di Centa, olimpionico di sci nordico, il secondo è l'inconfondibile rosso Same.
Giorgio di Centa, come Coppi, è un asciutto atleta-contadino, tanto silenzioso quanto determinato. Come pure di Treviglio è anche la Same, compaesana cioè di quelle biciclette Bianchi che portarono il Campionissimo a tagliare per primo i più prestigiosi traguardi del ciclismo mondiale del secondo dopoguerra.

Lo Stelvio, lui no: non cambia mai. Sempre austero, nobile di storia e di blasone, con i suoi 2.760 metri sul livello del mare (passo più alto d'Europa) lo Stelvio è sempre pronto a punire chi lo dovesse sottovalutare, illudendosi di poterlo domare senza impegnarsi al massimo delle proprie capacità.
Non poteva quindi essere che lui a fare da palcoscenico all'impresa atletica e meccanica compiuta il 23 luglio 2010.

Al termine di un duro e meticoloso lavoro di preparazione, il team dei tecnici Same, König (marchio della svedese Thule) e Continental, è riuscito infatti a mettere a punto il mezzo utilizzato nel record in quota: un Same Silver3 110 allestito con pneumatici Continental "AC 70 T" e catene da ghiaccio König "Impact".

Dopo lunghi mesi di gestazione, il progetto "Eccellenze in quota - Trattore più alto d'Europa" ha così trovato finalmente compimento. Un progetto nato dalla volontà degli sponsor tecnici di andare al di là dell'evento tradizionale in campo, per tentare invece un'impresa a maggior tasso di adrenalina. Un evento che coniugasse si gli aspetti tecnici dei materiali utilizzati, ma che al contempo si esaltasse nel raggiungimento di un record dal seducente sapore d'irripetibilità.
Un evento, per concludere, che ha per giunta coinvolto enti esterni al mondo tecnico dell'agricoltura, come l'Ente Parco dello Stelvio, la Banca Popolare di Sondrio e il Rifugio Pirovano, detto altrimenti "l'università dello sci".

Materiali e mezzi
Per il record sono stati messi a disposizione tre trattori Same: un Silver3 110, un Silver3 110 Continuo e infine un Iron 115. Le tre trattrici erano accessoriate con pneumatici CGS Tyres (marchio Continental) modello "AC 70 T", resi più aggressivi da catene König modello "Impact". Per dominare i ghiacci servivano infatti catene in acciaio speciale legato, interamente cementate e zincate.
Il loro battistrada a doppio rombo è inoltre dotato di rinforzi rompighiaccio che aumentano la presa sul terreno e garantiscono una maggiore resistenza all’usura. Le Impact sono infine dotate di barrette antiusura che garantiscono una notevole durata, migliorano sensibilmente la capacità di trazione e tenuta di strada.
La certificazione del record, assicurata dalla presenza di due giudici federali, è stata possibile grazie all'utilizzo di due GPS Garmin "Oregon 550t", ideati per il trecking in montagna e quindi dotati di un altimetro molto preciso. 

La 'Impact' di König e il GPS Garmin 'Oregon 550t'

L'evento in cronaca

Giovedì 22 luglio, alle ore 11, si è tenuta la cerimonia d'apertura dell'evento. Appena fuori Bormio, a una quota di poco superiore ai 1.200 metri, i tre trattori si sono avviati alla scalata della porzione asfaltata della prova, salendo fino a 2.760 metri del Passo dello Stelvio.
In poco più di quaranta minuti il passo è stato raggiunto e le trattrici sono state allestite con le catene König necessarie al completamento dell'impresa. Nel pomeriggio sono state verificate le condizioni del terreno e tenute sotto osservazione le condizioni meteo, unica variabile davvero imponderabile con la quale fare i conti.

Venerdì 23 luglio, alle 11:00 ha preso il via il tentativo di record vero e proprio. I due Silver3 110 e l'Iron 115 si sono quindi arrampicati sino alla prima stazione degli impianti sciistici di risalita.
Da lì, abbandonata la scorta dei due compagni d'avventura, Giorgio di Centa, alla guida del Silver3 110, ha tentato in solitaria la scalata fino alla seconda e ultima stazione delle teleferica, posta a 3.175 mslm

 

 In pochi minuti l'equipe di König prepara i trattori all'impresa

Le difficoltà si sono presentate sin dal primo metro, in quanto la strada d'imbocco al ghiacciaio, in forte pendenza, si mostrava stretta e pericolosamente inclinata verso valle. La consistenza della neve, inoltre, non assicurava la necessaria portanza per sostenere il peso di una macchina da 4.200 chilogrammi.

Giorgio di Centa, però, è trattorista esperto soprattutto negli ambienti montani, e lo conferma imboccando con decisione lo stretto budello di fango e nevischio, per poi inforcare senza esitazione il ghiacciaio. Lo spettacolo è suggestivo e inquietante allo stesso tempo: una distesa di ghiaccio bluastro copre in trasparenza la roccia sottostante, incisa ovunque da una miriade di crepacciature. Il trattore avanza lentamente, cercando le linee di minima pendenza. 

  

 Giorgio di Centa imbocca il ghiacciaio e si avvicina al canalone innevato

A circa metà del percorso però, un tratto innevato crea un ostacolo che potrebbe fare fallire il tentativo, obbligando i giudici a certificare un record ben al di sotto delle aspettative.
Di Centa prova diverse traiettorie, perlustrando a piedi ogni metro percorribile alla ricerca dei tratti con minor spessore di neve.
Più che la mancanza di grip, infatti, è la mollezza della neve stessa a bloccare il Silver: avanzando, il trattore comprime la neve sotto la piattaforma fino a non riuscire più a proseguire, rimanendo a "galleggiare" come una tartaruga su di una pietra. Passano lunghi minuti, durante i quali i team di supporto cercano soluzioni possibili.
Infine, la soluzione si trova: fare scendere fino a Di Centa un gatto delle nevi, perché sgomberi quelle poche decine di metri dalla poltiglia che ricopre il ghiaccio, compattandola quel tanto che basta a restituire grip alla trattrice. I giudici nulla hanno da obiettare, tranne specificare che se il mezzo dovesse toccare in qualche modo il Silver, il record sarebbe annullato. 

  

 Si teme per il record. Poi, l'intuizione del gatto delle nevi permette di proseguire

Di Centa, avvertito tramite cellulare, arretra di qualche decina di metri, lasciando al gatto delle nevi lo spazio per operare in sicurezza. Dopo alcune passate del mezzo il canalone appare più libero, anche se lo spessore di neve è ancora preoccupante.
Ma ormai si deve tentare il tutto per tutto. E Giorgio Di Centa sembra fatto apposta per queste situazioni: il Silver avanza per qualche metro, poi sembra arenarsi nuovamente: le ruote riprendono a slittare, sgravate dal peso del trattore, tenuto sollevato dal manto nevoso.

Tutto il team tiene il fiato sospeso: se anche così Giorgio non ce la fa, bisogna arrendersi e fare scendere i giudici fino a lui per certificare una quota che non soddisferebbe nessuno.
Invece, Giorgio sembra esserci nato su quel trattore: gioca con i giri del motore, mantenendo lo slittamento al limite del blocco sul posto, senza però mai raggiungerlo: metro dopo metro il Silver avanza, facendosi strada nella neve.

Un minuto che sembra un'eternità, che però conduce Giorgio fuori dalla palude nevosa e gli permette di posare ancora le ruote catenate sul più solido ghiaccio. Alla stazione della teleferica esplode l'urlo liberatorio della folla, compresa quella dei curiosi che si sono uniti nel frattempo al gruppo di lavoro. Gli ultimi trecento metri sono uno scherzo e Giorgio s'infila deciso fin sotto i cavi degli skilift.
Ma accontentarsi, evidentemente, non fa parte del suo genoma: vede che il fianco della montagna è libero dalla neve e che quindi il trattore può forse inerpicarsi fino alla piattaforma di cemento posta al lato del rifugio "Livrio". 

  

 La marcia di Giorgio Di Centa negli ultimi metri del ghiacciaio, fino alla vetta

E' l'ultimo sforzo: il Silver s'impenna e scoda sulle pendenze da capogiro degli ultimi metri, fino a far emergere il proprio muso dalla scarpata per posarlo sul pianoro di cemento. E' l'apoteosi: per andare più alto di così, Giorgio dovrebbe proprio salire sul tetto del rifugio.

Quando esce dalla cabina e salta giù fra le persone dei diversi team, ha il sorriso di chi avesse appena rivinto un'altra medaglia d'oro alle olimpiadi. D'altronde un campione, se è di razza, lo è sempre e per ogni cosa: dallo sport che si è prescelto agli eventi della vita quotidiana.
E' passata più di un'ora dal via: il vento si è alzato impetuoso e oltre i 3.000 metri la temperatura è decisamente sotto lo zero, ma poco può fare il tempo per raffreddare gli animi di chi abbia contribuito alla realizzazione di un record che per essere battuto richiederà sforzi non del tutto indifferenti.
Ovviamente, sempre che qualcuno lo trovi il tempo, la voglia e il coraggio per buttare anche lui il cuore al di là del solito marketing.

 

Guarda il filmato del record

 


 

 

Altri filmati correlati all'evento:
Per ascoltare l'intervista a Giorgio Di Centa clicca qui
Per guardare le operazioni di apertura del Passo dello Stelvio clicca qui