Il gruppo Bcs ha recentemente ampliato la propria linea di prodotti agricoli con i generatori di corrente. Un'iniziativa che, nelle intenzioni del nuovo direttore marketing, Carlo Cislaghi, non ha solo un sapore commerciale.

 

I generatori elettrici a fianco dei trattori. Il gruppo Bcs all'ultima edizione di Expogreen ha stupito il settore ampliando la propria linea di prodotti con una gamma di macchine che poco aveva a che fare con le proprie tradizioni agricole derivando piuttosto dalle competenze acquisite in ambito industriale.

I generatori sono distribuiti con i marchi Bcs, Ferrari e Pasquali e la decisione è stata presa non solo per motivi commerciali, ma, come spiega il neodirettore marketing Carlo Cislaghi, anche per fidelizzare i punti vendita.

"I generatori che abbiamo iniziato a distribuire con i marchi Bcs, Ferrari e Pasquali sono gruppi che meglio si adattano alle esigenze di un'azienda agricola partendo dall'idea che possano essere per i nostri concessionari prodotti complementari alle attrezzature da fienagione e ai trattori. Gli stessi gen set inoltre possono permettere ai nostri punti vendita di proporsi anche a mercati diversi da quello agricolo e del giardinaggio attraversando trasversalmente molti settori di attività".

Un'iniziativa che sarà contenuta all'interno del mercato nazionale o che guarderà anche all'estero?

"Per il momento è un discorso a carattere nazionale, ma nulla esclude di traslarlo anche all'estero come accade per l'intera produzione agricola del gruppo. In tale ambito i nostri mercati principali sono quelli dell'Europa comunitaria ma nuovi sviluppi si prevedono a breve in India, in Cina e in alcuni paesi dell'Est Europa, aree che stiamo aprocciando nel rispetto delle nostre strategie commerciali basate sul far conoscere i nostri prodotti ai Paesi potenzialmente ricettivi mediante la partecipazione a fiere e manifestazioni locali. Sono tanti i Paesi che non conoscono ancora le nostre produzioni né hanno messo a fuoco l'apporto che potrebbero dare allo sviluppo dell'agricoltura locale".

Per vendere è però necessario disporre di una rete in grado di supportare il cliente anche a livello di assistenza.

"Ovvio, e non è un caso se là dove siamo presenti uno dei nostri motivi di successo è proprio insito nel buon livello del supporto post vendita offerto dalla rete. Abbiamo investito molto in tale direzione e stiamo investendo ancora per rendere sempre più efficienti ed efficaci i tecnici operanti presso le nostre concessionarie e per garantire la massima tempestività in termini di consegna ricambi".

Sembra di capire che il gruppo Bcs non stia vivendo il momento con apprensione ma, al contrario, con la volontà di sfruttare le difficoltà altrui per cogliere nuovi successi. 

"La crisi c'è per tutti, è chiaro. Fortunatamente il settore agricolo è stato quello meno sottoposto agli stress ed è anche quello che sta reagendo meglio di altri. Forse anche grazie al fatto che il mercato è fatto di aziende medio piccole, certamente le meno tutelate, ma anche quelle che meglio reagiscono alle crisi proprio grazie alle loro capacità di operare in autonomia. Penso che continueranno inoltre a essere la colonna portante nel paese se la politica si deciderà a proteggere e promuovere seriamente i nostri prodotti di qualità, quelli che tanto hanno contribuito a far crescere il Made in Italy e a farlo conoscere nel mondo.

A ciò si aggiunga che il gruppo Bcs aveva investito in nuovi modelli e nuove tecnologie, altro fattore che ci ha permesso di risentire meno della crisi che, comunque, credo abbia aperto una nuova era. L'Italia e soprattutto gli italiani devoino rendersi conto che per poter gareggiare alla pari con gli altri players internazionali non potranno più basarsi sull'iniziativa o sulla fantasia di un singolo soggetto. Occorre una maggior collaborazione e necessitano anche programmi di sviluppo e incentivazioni nazionali. In mancanza sarà difficili poter sfruttare le opportunità che ora si propongono in Brasile, in Cina e in India, paesi che nel giro di pochi anni saranno al livello di molti dei paesi più industrializzati e che quindi si trasformeranno da potenziali importatori a sicuri esportatori.

Il tutto senza dimenticare che il futuro sarà sempre più tecnologico e quindi per restare al passo si dovrà investire in ricerca e sviluppo. Senza un adeguato supporto è impensabile che un gruppo come il nostro possa reggere il confronto con giganti del calibro di John Deere, Claas o Agco che, oltretutto, sono pure supportati dai loro governi. Le aziende vanno aiutate anche a livello di 'R&D', accettando l'idea che se la pubblicità è l'anima del commercio è altrettanto vero che la ricerca è l'anima del progresso".

 

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Tratto da Macchine Trattori - Novembre 2009
in collaborazione con Editoriale Orsa Maggiore