Il 27 luglio 2025 in Scozia il presidente degli Usa, Donald Trump, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen hanno sottoscritto un accordo sui dazi doganali e l'apertura dei mercati, peraltro non ancora noto in tutti i suoi suoi dettagli. La cornice di tutto questo è invece nota dal pomeriggio di domenica scorsa: l'Ue ha accettato dazi generalizzati al 15% sulla stragrande maggioranza dei settori compresi quelli automobilistico, dei semiconduttori e farmaceutico.

 

Sono state così evitate una tassazione del 30% di tutti i beni Ue esportati in Usa che sarebbe stata aggiuntiva rispetto ai dazi già esistenti ed una guerra commerciale senza precedenti tra le due sponde dell'Atlantico. Peraltro, il 15% di aliquota "rappresenta un limite massimo chiaro. Nessun cumulo. Tutto compreso" aveva dichiarato la von der Leyen domenica, stando a quanto riportato dall'agenzia Agra Press. Ma pare che questa sia solo un'interpretazione della von der Leyen, infatti secondo l'amministrazione Usa l'aliquota del 15% resterebbe aggiuntiva. Inoltre, restano due grossi "sospesi".

 

Intanto, dalle affermazioni rese dalla presidente della Commissione Ue si evince che sono stati concordati "Dazi zero-per-zero su una serie di prodotti strategici - ha detto la von der Leyen - tra questi rientrano tutti gli aeromobili e i relativi componenti, alcuni prodotti chimici, alcuni farmaci generici, apparecchiature a semiconduttore, alcuni prodotti agricoli, risorse naturali e materie prime essenziali".

 

Ad oggi non è stato ancora reso noto l'elenco dei prodotti agricoli Ue esentati dai dazi di ingresso negli Usa, mentre è noto un primo elenco di prodotti agricoli Usa che entreranno in Ue con dazio zero. Inoltre, come si apprende da varie fonti, nulla è stato ancora deciso sui prodotti alcolici, primo fra tutti il vino.

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Un dettaglio non da poco per il nostro Paese, visto che negli Usa l'Italia ha venduto nel 2024 vino per 1,9 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 10% dell'export a valore sul 2023.

 

Il quadro della situazione per l'agroalimentare

Al momento in pratica la situazione è questa, le merci italiane una volta sbarcate negli Usa saranno così tassate:

  • Export di prodotti agricoli in senso stretto, aliquota al 15%, tranne alcuni prodotti da esentare e dei quali non si sa ancora nulla di ufficiale;
  • Export di prodotti agricoli trasformati (formaggi, olio, conserve, eccetera), aliquota al 15%, per ora ne è escluso solo il vino;
  • Export di vino ed altri alcolici, aliquota da definire in un accordo successivo a quello del 27 luglio e per il quale le trattative sono tutt'ora in corso e sul quale la Commissione Ue punta all'esenzione.


Possibile esenzione dal dazio per il vino ed esenzione su alcuni prodotti agricoli non trasformati rappresentano così ad oggi due punti interrogativi non da poco, perché l'esposizione del sistema Paese e dell'agroalimentare italiano sul mercato a stelle e strisce è considerevole.

 

Usa, un mercato da 7,9 miliardi di euro

Tale elemento è emerso con forza proprio ieri, 28 luglio 2025, dal "Rapporto 2024 sul commercio estero dei prodotti agroalimentari", realizzato dal Crea Politiche e Bioeconomia. Secondo il Crea, "l'Italia è esportatore netto di prodotti agroalimentari verso gli Stati Uniti, che nel 2024 sono diventati il secondo mercato di destinazione dell'export agroalimentare italiano dopo la Germania, superando la Francia". In tale conto ci sono sia i prodotti trasformati che quelli agricoli in senso stretto.

 

Inoltre "Le esportazioni italiane verso gli Usa hanno raggiunto nel 2024 circa 7,9 miliardi di euro (l'11,5% dell'export agroalimentare complessivo), ma con marcate differenze tra i prodotti. Per alcuni prodotti, come sidro e Pecorino e Fiore Sardo (per i quali raggiunge circa il 60-70% nel 2024), l'incidenza del mercato statunitense risulta particolarmente elevata. Significativo anche il peso degli Usa sull'export di vino (24%, che supera il 30% per i vini Dop) e di olio extravergine di oliva (superiore al 30%) mentre esso è più contenuto per altri prodotti, come le conserve di pomodoro e il caffè torrefatto (inferiore al 10%)".

 

Sempre secondo il report del Crea "Nel 2024 l'Italia è al primo posto, tra i Paesi dell'Ue, come fornitore di prodotti agroalimentari per gli Usa, a conferma del ruolo di partner strategico per il mercato statunitense, con un rafforzamento, negli ultimi anni, della propria posizione competitiva".

 

Le esenzioni Usa in Ue

In pratica solo l'export di vino a valore è pari ad oltre il 24% di tutto l'export agroalimentare italiano verso gli Usa e ancora non è dato sapere se e come sarà tassato. Secondo fonti Ue si punterebbe all'esenzione.

 

Si sa invece qualcosa dei beni provenienti dagli Usa che non saranno tassati una volta sbarcati nei porti e aeroporti della Ue. L'Ue ha accettato di azzerare i dazi su una serie di prodotti agroalimentari non sensibili provenienti da oltreoceano, per un valore di circa 70 miliardi di euro di importazioni. Lo affermano fonti Ue, spiegando che su determinate categorie i dazi attuali compresi tra il 2-4% saranno eliminati.

 

Tra i prodotti inclusi figurano frutta secca, soia, aragoste, pesce, formaggi, alcuni prodotti lattiero caseari, pet food, fertilizzanti e alcuni prodotti chimici, questi ultimi anche in funzione di alternativa alle forniture russe. Non sono inclusi in tale elenco: manzo, zucchero, etanolo e pollame.