Il 7 luglio 2025 la Commissione Europea ha pubblicato la roadmap per gestire e assegnare quelli che saranno i natural credits, o crediti naturali, cioè degli investimenti su azioni che abbiano delle ricadute positive sull'ambiente e sulla natura in genere.
Qualcosa di molto simile ai crediti di carbonio, ma che ha come obiettivo non quello di sequestrare CO2, ma di dare dei benefici ambientali, come il mantenimento degli ecosistemi, la tutela della biodiversità e l'attività di impollinazione.
I crediti naturali dovranno essere dei benefici misurabili e tracciabili, prodotti da enti o da agricoltori e che potranno essere venduti ad aziende o compagnie.
Alcuni potrebbero vederci una nuova forma di greenwashing proposta a grandi gruppi economici, ma nelle intenzioni dell'Unione c'è quello di cercare di sostenere e finanziare tutte quelle attività che garantiscano una ricaduta positiva sugli ecosistemi; anzi sono in fase di studio sistemi proprio per evitare fenomeni di greenwashing.
Finalmente infatti si sta iniziando a capire che l'ambiente ha anche un valore economico fondamentale per la tenuta dell'economia.
Secondo le stime riportare dalla commissaria europea svedese Jessika Roswall, il 75% delle nostre attività dipendono dai servizi ecosistemici, cioè dal funzionamento naturale degli ecosistemi che garantiscono cose come la produzione di ossigeno e di acqua potabile, la fertilità e la formazione dei suoli, l'impollinazione delle piante sia agrarie che non. E ovviamente il mantenimento della biodiversità.
Un complesso di servizi che dal punto di vista monetario è stimato a circa 180 miliardi di dollari all'anno a livello globale e a 37 miliardi di dollari all'anno a livello europeo.
I crediti naturali quindi sarebbero un modo per investire sull'ambiente, in modo da mantenerne il funzionamento, così che possa ancora permetterci di continuare a portare avanti le nostre altre attività (oltre che la nostra vita).
Ora, dal 2025 al 2027, partirà una fase pilota con la collaborazione di enti di certificazione, aziende e ong ambientali e saranno stabiliti i parametri europei per la valutazione e lo scambio dei crediti.
Al momento, sono già in programma progetti pilota previsti in Francia, Estonia e Perù, e collaborazioni con partner globali come il World Economic Forum e la Biodiversity Credit Alliance.
E i crediti naturali, se ben gestiti, possono essere un'opportunità interessante anche per il settore agricolo e forestale.
Infatti, anche se il documento pubblicato dalla Commissione Europea non le cita espressamente, anche alcune attività agricole potrebbero diventare produttrici di crediti naturali, in particolare le pratiche agroecologiche e molte pratiche apistiche e forestali.
L'importante ora è iniziare a studiare e strutturare progetti adeguati, cosa che alcune realtà anche italiane hanno già iniziato a fare.






























