Nel 2019 il Comune di Cesenatico (Fc) si è interrogato e con i propri tecnici ha avviato una discussione ed un confronto che ha portato ad un'inversione di tendenza riguardo le potature degli alberi pubblici: da interventi di taglio delle cime o raccorciamenti con rilascio di veri e propri monconi, si è passati ad una potatura di selezione, diradamento ed innalzamento delle chiome.
Gli obiettivi da perseguire con il nuovo approccio sono i seguenti:
- migliorare la luminosità e la ventilazione lungo le strade, contrastando al tempo stesso quella sensazione di oppressione che si percepisce attraversando viali alberati con chiome dense, basse, soffocanti e mal strutturate quali sono le chiome che si formano a seguito di potature drastiche e non rispettose della dominanza apicale o della fisiologia della pianta;
- tendere a chiome o strutture vegetali più stabili ed equilibrate, in rapporto a modelli e portamenti naturali della pianta, più riposanti ed esteticamente più apprezzabili;
- non favorire riscoppi intensi nati da gemme latenti che si formano appena sotto la corteccia, non inserite nel midollo o nell'asse del ramo e del tronco, le quali danno pertanto origine a rami più fragili e strutture a maggiore propensione al cedimento;
- non favorire un grande numero di cime, che si protendono insieme verso l'alto con accrescimenti veloci, spinti dalla concorrenza all'interno della stessa pianta, dall'ombreggiamento che esercitano l'una verso l'altra e dalla perdita della dominanza apicale;
- rafforzare la resistenza e la risposta naturale dell'albero contro parassiti che in ogni caso rappresentano una fonte di disagio anche per abitanti e cittadini.
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Alcune difficoltà accompagnano questa inversione di tendenza, prima fra tutte la ricerca di una tecnica sostenibile su tutto il territorio. Alla sostenibilità è seguita e segue la formazione adeguata del personale a tutti i livelli nel fare propria una tecnica mai usata nel territorio, rompendo così gli schemi del "si è sempre fatto così". Al tempo stesso serve spiegare e motivare adeguatamente alla collettività le scelte fatte ed i benefici attesi, cercando un linguaggio ed una modalità di comunicazione adeguata. Questo ha portato ad un buon il ritorno da parte dei cittadini, o almeno dalla maggior parte di loro: se inizialmente si sono dimostrati scettici e in molti casi ostili, hanno poi compreso le motivazioni e l'interesse per questa inversione di tendenza.
Diverse sono state le risposte delle piante a seconda della specie, della storia dell'albero e della sua posizione.
I tentativi di recupero nei viali con acero americano sono tendenzialmente falliti: la sensibilità della pianta alle potature intense; le potature drastiche del passato, i tagli orizzontali e il non rispetto del "taglio di ritorno" o della fisiologia della pianta ha portato come conseguenza ad una struttura della pianta oramai non più recuperabile, agenti di carie indeboliscono la vitalità della pianta provocando improvvisi disseccamenti apicali o di intere branche primarie; intensi sono i riscoppi fin nella parte bassa del tronco in seguito ai disseccamenti e ad ogni intervento di potatura comunque eseguito.
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Decisamente migliore è la risposta delle piante nei viali con alberi di platano e tiglio. Tuttavia non tutti i viali sono uguali: alcuni hanno subìto in passato potature più intense, altri meno intense; la densità di impianto varia da molto a poco densa e condiziona la struttura e la conformazione della chioma; la posizione influisce sulla struttura e la risposta della pianta agli interventi, i platani vicini al mare e soprattutto nei lungomare risentono dell'azione del vento salato e freddo dell'inverno, si osserva in questi un maggior numero di disseccamenti naturali e di riscoppi vegetativi; all'interno dello stesso viale le piante possono rispondere alle potature con un numero maggiore o minore di ricacci a seconda del loro vigore.
Negli alberi di platano si interviene con potature di diradamento o selezione delle cime in competizione fra loro, lasciando a seconda degli esemplari dalle tre o più frequentemente due cime per ogni branca; si svuota l'interno della chioma, potando tutti i rami rivolti verso l'interno e facilitando l'ingresso dei raggi solari, diminuendo l'umidità e favorendo l'irrobustirsi delle branche; si procede con un innalzamento della chioma con la rimozione dei rami fino a circa un terzo dell'altezza della pianta; si procede con diradamento delle branchette secondarie laterali, cercando di non svestire eccessivamente l'esterno della chioma e perseguendo una distribuzione regolare dei rami rimanenti, diminuendo al tempo stesso l'effetto vela della parte aerea.
Figura 2 - Potatura selettiva di recupero strutturale su esemplare di platano (viale Abba Cesenatico, gennaio 2024)
(Fonte: Fabio Ceccarelli, Associazione Pubblici Giardini)
Spesso, anche se in maniera diversa a seconda del vigore e dell'età dell'albero, si ha una risposta buona: le cime rallentano il ritmo di accrescimento in altezza e sviluppano ramificazioni terziarie con portamento frastagliato, tale da occupare lo spazio libero lasciato dalla potatura selettiva; non mancano frequenti riscoppi sparsi lungo il tronco e lungo le branche primarie, ma non più a scopazzi bensì radi, diffusi e di minor vigore, sebbene la struttura principale della chioma resti fondamentalmente alta.
Figura 3 - Portamento di due esemplari di platano al quarto anno di vegetazione successivi ad una potatura di selezione e diradamento (viale Ricci Cesenatico, gennaio 2024)
(Fonte: Fabio Ceccarelli, Associazione Pubblici Giardini)
A distanza di cinque anni dal primo intervento di potatura selettiva, ci si prepara ad affrontare e studiare una seconda fase successiva ed in continuità con la precedente. Si osserva la reazione delle piante al primo intervento e ci si prepara a dare una risposta equilibrata. Nel 2025 si tornerà sui viali potati nel 2019 con potature sempre selettive ma di minore intensità.
Varie sono le ipotesi di intervento al vaglio: fra queste la possibilità di intervenire con cestello e piattaforma all'esterno della chioma e con operatori abilitati al tree climbing all'interno della chioma. Questa combinazione dovrebbe consentire potature veloci all'esterno della chioma ed al tempo stesso interventi precisi e chirurgici al suo interno, senza dovere aprire varchi forzati nell'esterno della chioma per consentire l'ingresso di un ingombrante cestello con braccio idraulico. Amministrazione comunale e azienda partecipata guardano a questa ipotesi investendo fin da subito nella formazione del personale tecnico, sostenendo corsi di tree climbing per il personale a tutti i livelli.
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Nella incombente prospettiva dei cambiamenti climatici con fenomeni violenti sia nel territorio che nei territori e soprassuoli arborei confinanti, si assiste ad una doppia tendenza contrastante nell'opinione pubblica:
- da una parte la fobia dell'albero killer che andrebbe drasticamente ridotto in altezza ed in dimensioni, con potature sempre e comunque severe di contenimento e di alleggerimento, del tutto inconsapevoli che "spesso ci si imbatte nel proprio destino sulla strada presa per evitarlo", per dirla in maniera simpatica con una citazione del maestro Oogway dal cartone animato Kung Fu Panda e tutto questo è evidente se si constata l'esito negativo delle potature drastiche del passato, eseguite perseguendo un'ottica di sicurezza per i cittadini e che al contrario hanno invece prodotto alberi malati, con alterazioni del legno o difetti strutturali di vario genere, precari dal punto di vista statico, da monitorare frequentemente ed un ciclo di vita certamente molto ridotto rispetto alle prospettive naturali della specie;
- dall'altra parte, la tutela del patrimonio arboreo nella consapevolezza del suo prezioso contributo nel tentare di invertire la tendenza dei cambiamenti climatici, o quanto meno contenerli. Si pensi alla mitigazione delle isole di calore negli ambiti urbani ed al minor consumo energetico nel periodo estivo prodotto dagli impianti di climatizzazione nelle abitazioni, la riduzione del rischio idrogeologico, senza voler trascurare tutti i benefici connessi all'ambiente ed alla mitigazione delle attività antropiche quali il fissaggio delle polveri e degli inquinanti atmosferici, l'assorbimento dell'anidride carbonica e la produzione di ossigeno, la riduzione dell'inquinamento acustico, la riqualificazione estetica dei paesaggi urbani, il benessere fisico e mentale per i cittadini.
Nella consapevolezza del valore e del prezioso contributo del verde per la vivibilità negli ambienti urbani, si collocano la ricerca e l'impegno del Comune di Cesenatico di questi ultimi anni.
A cura di Fabio Ceccarelli, Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Emilia Romagna
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