Impresa, lavoro e tutele: tre pilastri che devono stare insieme, uniti in nuovi percorsi, nuove soluzioni. Per un sistema che abbia profonde radici su un terreno fertile, serve una politica del fare e del buon senso, considerati anche i nuovi sistemi produttivi rodati durante il covid-19, la flessibilità della prestazione lavorativa e le esigenze mutevoli degli assetti produttivi. Questi alcuni dei temi della tavola rotonda che ha organizzato Upa Siena lo scorso 19 maggio, disponibile online su YouTube e Facebook.

 

"Le nostre aziende investono non solo in macchinari sofisticati ma investono nel loro patrimonio umano che va tutelato nel modo corretto attraverso una formazione che porta ad una crescita professionale e anche alla crescita della produttività, attraverso un sistema di regole che garantiscono la loro sicurezza" ha detto in apertura dell'incontro Annamaria Barrile, direttrice generale di Confagricoltura.

 

A che punto è il sistema produttivo italiano

Il punto sulla situazione italiana è stato fatto da Elsa Fornero, economista e professoressa di Economia dell'Università degli Studi di Torino. "Il sistema produttivo italiano non gode di buona salute. Abbiamo bisogno di decisioni nette e di large vedute. I salari sono bassi". La professoressa ha spiegato: "È dai primi anni 2000 che cresciamo meno di altri Paesi nella media del periodo e abbiamo il segno meno nel Pil. Il Pil è un elemento importante, ci dice quanto miglioriamo in termini di valore economico, non solo monetario, da un anno all'altro".


La professoressa ha ricordato inoltre come gli ultimi 22-23 anni si siano caratterizzati per una serie di eventi negativi accaduti uno dopo l'altro: "Un periodo storico con degli shock di questa portata non è frequente. Prima la crisi finanziaria del 2007-2008, poi passata alla produzione, la grande recessione. La crisi economica ha indebolito la struttura produttiva del Paese. Poi c'è stato un tentativo di ripresa, poi è arrivato il covid-19, poi la guerra e con questa la crisi finanziaria, e ora questa emergenza climatica con le devastazioni che porta" ha detto Fornero che alla domanda: "ma abbiamo la forza per riprenderci?" Dice: "la risposta è in chiaroscuro, ci sono tanti problemi ma anche tante risorse".

 

Smart working sì, ma che sia davvero un lavoro agile

C'è bisogno di nuovi modelli organizzativi come lo smart working, che ci è servito, ma ora deve essere adeguato e ben strutturato secondo Giampiero Falasca, partner Dla Piper Italy. "In pandemia abbiamo sperimentato questo 'lavoro casalingo', non il vero smart working: abbiamo preso di corsa le cose dalla scrivania e ci siamo chiusi in casa. È aumentato così lo stress lavorativo, con un carico pesante soprattutto per le donne. Ora vedo la fatica delle aziende a creare veramente un lavoro agile, o intelligente, che ancora non abbiamo. Secondo me c'è bisogno di sperimentare i modelli organizzativi. Il legislatore deve uscire di scena e lasciare la parola alle aziende e alle parti sociali che devono fare sperimentazioni".

 

Maggiore stabilità normativa

Roberto Caponi, direttore Area Welfare e Politiche del Lavoro di Confagricoltura, ha spiegato poi come la carenza di manodopera sia una forte criticità. "È dirimente per uno sviluppo concreto" e ha aggiunto che gli appalti sono un buono strumento che risponde alle necessità aziendali. Caponi ha inoltre sottolineato come in un mercato sempre più selettivo l'azienda deve distinguersi, ma molte sono le difficoltà.

 

"Le normative sono sempre più complesse e farraginose e c'è un sistema sanzionatorio che è impressionante" secondo Caponi serve una stabilità normativa: cambiare in continuazione le regole del gioco, soprattutto in materia di lavoro, disorienta l'impresa che deve programmare a distanza di anni e ha bisogno di capire se può assumere personale e se a tempo determinato o indeterminato. C'è la necessità secondo Caponi, di "una programmazione, una riforma seria, condivisa, che fissi dei paletti ragionevoli, per facilitare".

 

Servono più tutele

Mancano le tutele secondo Cesare Damiano, presidente dell'Associazione Lavoro&Welfare, che ha sottolineato come la sicurezza debba essere perseguita sempre e con intelligenza.
Damiano ha evidenziato che in Italia vi è un grande problema di mancanza di rapporto fra domanda e offerta di lavoro: le imprese chiedono determinate professionalità che non è possibile trovare sul mercato del lavoro e ha consigliato una formazione di natura diversa, su misura, che soddisfi sia l'impresa che il lavoratore.

 

Altro punto da risolvere è il lavoro sottopagato, uno dei principali motivi che spingono i giovani a migrare e cercare lavoro all'estero dove le retribuzioni sono più alte, oltre alla maggiore possibilità di carriera.

 

"Lo stato dell'arte del nostro mercato del lavoro non è per niente soddisfacente" ha detto Damiano che si trova inoltre d'accordo sul fatto che una "continua incertezza di revisione delle regole mette in una situazione di tensione, che porta alla preoccupazione di assumere" mentre riguardo alla flessibilità secondo Damiano "è giusto che le imprese digitali moderne innovative abbiano la giusta flessibilità ma in cambio devono coltivare la propria comunità aziendale, dare una sicurezza, in questo vedo la mutua convenienza, il punto di incontro fra le ragioni del lavoratore e quelle dell'impresa".

 

Questi sono solo alcuni dei temi trattati nella tavola rotonda che è possibile rivedere integralmente online.

 

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Guarda il webinar online sul canale YouTube di Upa Siena

 

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